Vince Renzi, trionfano i Tafazzi
Nel circo Barnum della politica italiana, tra nani e ballerine, i déjà vu e le recite da operetta, il Pd conquista il centro della scena mettendo in campo la manovrina delle primarie attraverso la quale si sceglierà il nuovo segretario. Non serve essere il mago Otelma e nemmeno Silvan per pronosticare chi sarà il vincitore della competizione. Matteo Renzi, altrimenti detto Mitraglietta, il Fonzi dell’Arno, il piacione della Maremma, nonché sfasciacarrozze o rottamatore che dir si voglia, da imbonitore esperto e affabulatore delle masse si farà un sol boccone degli altri competitor. Azzardiamo una classifica? Eccola: la medaglia d’argento sarà appannaggio di Gianni Cuperlo nonostante sia sostenuto dal vecchio ghota del partito. L’ex amico Pippo Civati, l’unico che dice qualcosa di sinistra, dovrà accontentarsi della medaglietta di bronzo. Per la verità in pista c’è anche tal Gianni Pittella il quale corre (corre, si fa per dire) avendo preso a prestito il motto del barone Pierre de Coubertin: l’importante è partecipare e di conseguenza della sua corsa non resterà traccia.
Perché l’ex rottamatore vincerà alla grande? Perché è furbo e scaltro. Perché è un grande oratore. È un dispensatore di sogni. Sa toccare le corde giuste della gente. Ma è anche tenace e intelligente, avendo capito molto prima degli altri che il modo di fare politica – da Berlusconi in poi - è totalmente cambiato. In meglio? Credo proprio di no! Ma c’è un altro fattore che sta spianando la strada a Renzi: l’attitudine tutta italiana a correre in aiuto del vincitore. Parafrasando Ennio Flaiano potremmo dire che molti corrono in aiuto del vincitore per... salvare sé stessi. Il suo carro comincia ad essere traboccante, sta diventando un caravanserraglio dove incontri rottamati, rottamandi e pseudo rottamatori oltre alle facce angeliche e variopinte del suo seguito più recente e magari convinto. Tutti insieme appassionatamente, vamos!
Quindi il piacione della maremma tra poco prenderà il posto che fu di Longo e Berlinguer e anche di Moro e Zaccagnini. Cosa centri Renzi con queste storie non è dato di sapere. Anzi, a ben vedere c’entra poco o nulla. Per certi aspetti si tratta dell’essenza dell’antitesi. Epoche, storie, valori e battaglie saranno consegnate agli storici se non riposte definitivamente in soffitta. Oggi la linea politica non è dettata dai valori e nemmeno dalle storie dei padri né dei Padri della Patria. No, oggi la linea politica e di governo è spesso dettata dai sondaggi. E chi si aggrappa ai valori, rivendica storie e battaglie è scrutato alla stregua di un comò Luigi XVI. Chi è sveglio a capire come tira il vento, si aggiudica la regata. Per altro non è o non è stata questa la politica praticata per vent’anni del vegliardo di Arcore?
La corsa del novello Fonzi si fermerà alla segreteria del Pd? Certo che no. Dopo la segreteria, quando controllerà il partito, è altrettanto facile prevedere che Renzi mirerà al bersaglio grosso e cercherà di portare a casa la premiership, che resta il suo vero obiettivo. Quando tutto ciò avverrà il centro-sinistra dopo aver sofferto tanti anni Berlusconi e lanciato strali contro la politica del one man show, potrà dire finalmente: adesso abbiamo un nostro uomo solo al comando! La differenza di metodo è poca cosa, ma vuoi mettere la soddisfazione? Mitraglietta non è Berlusconi, sia chiaro, ma non è nemmeno il proseguimento ideale di una Storia gloriosa. Il centrosinistra dovrà accontentarsi.
In questo copione già scritto, c’è però un aspetto positivo. Renzi non calerà sul partito come un marziano catapultato sulla terra. Non sarà il frutto proibito delle Tv private e/o della montagna di danè portata a casa da Berlusconi a partire delle sue famose (e misteriose?) 22 Holding da cui si favoleggia ebbe inizio la fortuna dell’uomo del biscione. Renzi sarà incoronato e scelto dagli elettori del centro sinistra. La differenza con i predestinati o i nominati da Arcore è evidente. Al massimo la scelta di mitraglietta sarà figlia della sindrome di Tafazzi, ovvero di quell’omino che traeva insano godimento battendosi con una bottiglia di plastica sui genitali e che ben rappresenta la sinistra e il centro sinistra made in Italy.
Insomma se tutto andrà secondo copione, il leader del domani del centro sinistra non sarà un extraterrestre, ma semmai una sorta di scaltro mezzadro passato all’incasso dopo la semina. Nessuno, ripeto nessuno, potrà mai dire che il sindaco di Firenze è il figlio della nomenclatura del partito. La nomenclatura l’ha combattuto, l’ha un po’ deriso, un po’ sopportato, ma lui da scaltro e furbo ha saputo gettare il seme giusto e toccare le corde dei militanti stremati da anni di esasperati tatticismi della premiata ditta D’Alema & Veltroni, tanto per citare i più noti scacchisti dello sgambetto. Una base spossata dai giochetti squallidi di quei 101 traditori che in pubblico hanno gridato “eureka” al nome di Romano Prodi per il Quirinale e nel segreto dell’urna lo hanno trafitto peggio di san Sebastiano. È nel deserto di queste vergogne, di questi giochi al massacro, di questa pochezza di onestà intellettuale, di questa violenza ad una storia politica gloriosa che Renzi ha trovato l’humus fertile per la sua semina.
Se sarà stato un bene per il centro sinistra e per l’Italia saranno i posteri a dirlo. Chi vuole inizi a brindare. La vittoria è certa. Gli altri si apprestino a seguire la ginnastica di Tafazzi, sperando di dimenticare in fretta Berlusconi. L’inguine farà sempre male, ma il godimento da masochista sarà assicurato.