Quel bacio così sorridente tra Maurizio Landini e Susanna Camusso ha ricordato per certi versi i baci storici che si scambiavano i burocrati del vecchio Pcus brezneviano. Quei baci, in sostanza, scoccati con una mano dietro la schiena a nascondere il coltello... Per chi crede che qualcosa possa e debba nascere a “sinistra” l’abbraccio tra la segretaria generale della Cgil e il leader della Fiom è il primo passo.
Ma sappiamo che la marcia potrebbe essere lunga e irta di ostacoli. Quando trionfano più le leadership delle idee, più le divisioni delle cose che uniscono, la strada potrebbe essere anche forzatamente comune ma potrebbe anche essere un percorso senza la meta. Staremo a vedere. Per intanto a Roma con Landini qualcosa si è mosso. E si è mosso nello scontro con quel centro sinistra che governa l’Italia, tanto che il più grande epiteto concepito a sinistra è dire di qualcuno che è peggio di Berlusconi. Quindi se il governo Renzi è peggio di quello dell’ex cavaliere verrebbe quasi da dire che Maurizio Landini potendo scegliere tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi quasi quasi.... L’affermazione del leader delle Fiom ha scatenato le linguette velenose del renzismo con in primis quella viperetta furbina che risponde al nome di Debora Serracchiani colei che a tempo perso fa il governatore del Friuli Venezia Giulia la quale ha subito affermato con la solita sicumera : “Vedremo nel 2018 se ne ha più Renzi o più Landini. Basta aspettare tre anni e vedremo. Nel frattempo loro fanno i cortei, noi facciamo Expo. Loro parlano di consenso, noi parliamo di contratti. Loro giocano sulla rabbia, noi sulla speranza. Facciano pure scioperi e manifestazioni, noi andiamo avanti”. Avanti Savoia! Mentre Matteo Renzi, si è limitato a regalare la solita battuta tagliente: “Facciano pure cortei, noi intanto stiamo portando il Paese fuori dalla crisi”. Dio c’è l’ha dato, guai a chi lo tocca. Dove porterà la primavera di Landini è presto per dirlo. Per adesso c’è un nome, nemmeno in italiano: Unions. A sinistra è il nome più usato. Dal giornale fondato da Gramsci, all’Unione di Prodi. E se davvero son Unions fioriranno, magari tra uno sberleffo e l’atro della Renzi boy band.