Trovata

29.01.2015 06:28

Anche i 5Stelle – giustamente - vogliono essere protagonisti della partita del Quirinale. Tra un vaffa e l’altro e tra una fuoriuscita e l’altra la truppa rimasta fedele a Beppe Grillo sfoglia la margherita e butta lì un gruppetto di nomi per le “quirinarie” da votare in rete, tra i quali:  Prodi e Bersani, mentre dal gruppetto dei “nominati” è sparisce quel Stefano Rodotà, baluardo della democrazia, il più amato dai grillini nel non lontanissimo 2013. Ohibò! I nomi di Prodi e Bersani hanno provocato sconcerto un po’ ovunque tant’è che molti si sono chiesti se il Bersani messo in pista dall’aspirante big Alesando Di Battista fosse davvero Pierluigi e non il conterraneo Samuele, il cantante riminese. Perché va bene sparigliare i giochi, va bene giocare un po’ come fanno i bambini con “indovinala grillo”, ma se il Bersani proposto è quel Gargamella della Prima Repubblica e Prodi è quel Romano padre dell’Euro, rovina dell’Italia e rovina dell’Europa, quel Prodi faccia da c.... c’è qualcosa che non torna. È vero che cambiare idea non è peccato, la coerenza non è un valore assoluto, la politica è l’arte dell’impossibile o per dirla alla Rino Formica già ministro socialista della Prima Repubblica è “sangue e mer...”, ma se proprio si voleva giocare meglio sarebbe stato aggiungere alla lista dei nomi non Prodi né Bersani, ma Braccobaldo Bau o magari il Grillo Parlante, quello vero, quello di Pinocchio e della fata Turchina.  O al limite, toh, Giancarlo Magalli for president. Invece, con disinvoltura, la politica italiana viaggia  tra il “pacco” del Nazareno e la goliardia al potere.


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