Trecento

24.10.2015 05:35

Il numero richiama alle mente la poesia “La spigolatrice di sapri” scritta nel 1857 dal poeta italiano Luigi Mercantini: “ Eran trecento, eran giovani e forti: e son morti!” I trecento, ai quali naturalmente auguriamo lunga vita, nulla hanno a che fare con la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane nel Regno delle due Sicilie, ma si tratta solo delle volte che i nostri 1000 parlamentari hanno cambiato casacca nel corso di questa legislatura. A tagliare il traguardo  del trecentesimo trasloco pare sia stato il senatore Luis Alberto Orellana ex Movimento 5Stelle che nei giorni scorsi ha annunciato il suo ingresso nel gruppo “Per le Autonomie-Psi-Maie” (lo stesso dove è iscritto l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano) passando di fatto armi e bagagli con la maggioranza di Matteo Renzi, mentre fino ad ora era nel gruppo misto, ovvero quella sorta di purgatorio che precede l’ingresso in un qualche paradiso più accogliente. Orellana,  ex candidato presidente del Senato per i 5 Stelle e inizialmente uomo di punta del Movimento fondato da Beppe Grillo, era stato espulso il 24 febbraio 2014 assieme ad altri tre colleghi “grillini” creando all’epoca non poco scalpore dopo che i militanti attraverso il blog si erano espressi a maggioranza per l’allontanamento. Ora senza entrare nel merito se l’espulsione fosse o meno meritata, se il metodo di gestione dei 5Stelle sia il migliore e il più democratico, il trecentesimo trasloco in due anni sancisce senza possibilità alcuna che qualcosa non torna. Non si tratta ovviamente di additare alla gogna l’ultimo arrivato in maggioranza partendo dalla più dura delle opposizioni, ma semmai il fatto che c’è stato per trecento volte qualcuno che ha lasciato la casa madre per approdare ad altri lidi, magari poi tornando indietro per andarsese un’altra volta; insomma l’appartenenza politica come una sorta di autobus dal quale si sale o si scende a piacimento. Lasciamo pure da parte le ideologie ormai scomparse, la condivisione di un percorso, ma di fronte a certi numeri pare che l’etica sia ormai considerata alla stregua di un accessorio non indispensabile. Trecento, ribadiamo trecento giravolte. Poverini: tutti alle prese con sofferte crisi politico/esistenziali?  Suvvia, ad una balla simile non credono nemmeno i bambini. Purtroppo a dettare legge e a fare da bussola alle transumanze verso le isolette più sicure dei porti di partenza sono spesso sensazioni meno dolorose delle crisi esistenziali che forse hanno interessato al massimo una decina di parlamentari. Diciamo che spesso, ben nascosti nei discorsi di facciata, le motivazioni sono molto più terrene e prosaicamente possono essere definite con il motto più in voga nella nostra cara Italia: “Tengo famiglia”. Ciò che fa rabbrividire di fronte a questo vorticoso gioco dei quattro cantoni è che costoro non si occupano solo di quisquilie, ma premono i pulsantini per dare o meno il loro assenso alla modifica della Costituzione. Cambio per cambio, allora sarebbe più realistico modificare anche l’articolo Uno della nostra carta Costituzionale per sancire in primis che  “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sulla transumanza e sul tengo famiglia?” Quantomeno si avrebbe un grado di coerenza maggiore con quei comportamenti che hanno per etica il codice Iban del proprio conto corrente.


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