Tempesta

18.03.2015 06:50

Raccontano che nel mezzo della tempesta i vecchi marinai erano soliti cantare una canzone allegra. Era un modo per allontanare i cattivi pensieri e scacciare gli ancor più brutti presagi. Di fronte alla tempesta di questi giorni, una burrasca fatta dalle solite (sì, solite) ruberie accompagnate dall’arroganza che di chi si sente immortale, la nostra canzone allegra ha un nome e un cognome: Silvio Berlusconi. Nessuna ballata in suo onore, sia chiaro. Nessuna ode scritta per lui dal poeta che fu Sandro Bondi e musicata dal fu musicista di fiducia Mariano Apicella, ma più semplicemente il buon umore che regala la lettura della missiva che l’ex premier ha scritto alle Olgettine per dire loro che la “paghetta” veniva sospesa. I magistrati hanno accertato mancette ammontanti a oltre due milioni di euro, in assegni e bonifici, versati da Silvio Berlusconi alle ragazze ospiti delle serate che con la loro presenza allietavano quelle cene tristi e barbose accompagnate da un menù a base di riso bollito e cicoria cruda che andavano in scena ad Arcore. Roba da convento di clausura. Ma come ha scritto loro Silvio Berlusconi che pure avrebbe continuato ad elargire gli spiccioli “i miei legali pur comprendendo la generosità e l'altruismo della mia iniziativa, mi invitano con assoluta determinazione, a non continuare con il sostegno economico mensile... Spero, a processo finito, di poterti rivedere e riabbracciare. Ti voglio bene. Silvio”. Naturalmente ognuno è libero di spendere i propri soldi come meglio crede e nessuno può permettersi di sindacare sulle scelte altrui per evitare di essere additati al pubblico ludibrio come guardoni, impotenti, gelosi e bigotti. Intanto che i magistrati fanno il loro lavoro, noi italiani dimentichiamo le brutture dell’attualità e dimentichiamo il nostro mare in burrasca. Ascoltiamo la musica celestiale e piena d’amore che sprigiona la lettera. Godiamoci appieno la nenia di questa fiaba che ha per protagonista un principe generoso, tante cenerentoline, una montagna di monete d’oro, alcuni orchi cattivi con la toga nera e un paio di milioni di topolini intenti a ballare sul ponte mentre la nave “Italia” è in balia della tempesta. E se la tempesta incute timore, cantiamo in coro il ritornello: meno male che Silvio c’è!


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