SvegliaItalia

24.01.2016 06:21

Mentre una parte consistente dell’Italia è scesa in piazza sotto lo slogan #SvegliaItalia non sappiamo la fine che farà il decreto legge “Cirinnà” al momento sommerso da oltre 6000 emendamenti di cui una sessantina del Pd ed il grosso, secondo prassi, dealla Lega Nord. Le piazze multicolore in ogni caso hanno lanciato un appello forte: chiedono al Governo di legiferare in materia guardando in faccia la realtà, ma non di legiferare purchessia in una materia delicata come le #unionicivili. Il rischio è proprio questo: dalle snervanti mediazioni potrebbe uscire un papocchio, ovvero la classica toppa peggiore del buco. Speriamo non sia così e che la coscienza alla quale si appella il premier Matteo Renzi nel chiedere il voto ai parlamentari risponda davvero secondo coscienza e non secondo calcoli di bottega. Dalle piazze (96 in totale di cui 7 all’estero: Londra, Berlino, Copenaghen, Limerick, Dublino, Monaco e Francoforte) la richiesta univoca è questa: “Chiediamo al Governo e al Parlamento di guardare in faccia la realtà, di legiferare al più presto per fare in modo che non ci siano più discriminazioni e di approvare leggi che riconoscano la piena dignità e i pieni diritti alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, cittadini e cittadine di questo Paese”. Sì, è una questione di coscienza ma anche di civiltà. Ieri l’altro papa Francesco ha fatto sentire la sua voce in merito alle unioni civili: “Per la Chiesa non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Per qualcuno la frase del Papa è stata un’entrata a gamba tesa, in un momento delicato. Il Papa, signori, fa il Papa e per dirla alla profana fa il suo mestiere e chi pretende che Francesco se ne stia in un cantuccio ad osservare impassibile ciò che succede fa torto alla propria intelligenza. Ma, appunto perché la Chiesa fa la Chiesa, lo Stato faccia lo Stato seriamente senza tenere conto dei limiti e delle pressioni che giungono (anche) dalle alte sfere vaticane. Tra qualche giorno, esattamente il 30 gennaio, una piazza di Roma si riempirà per Family Day sotto bandiere e idee  ben diverse da quelle delle piazze dello #SvegliaItalia. Legittimo che ciò accada.  Ma non serve fare la conta. È molto più importante che l’Italia diventi una nazione che mette al centro dello Stato i cittadini dando agli stessi uguali diritti senza distinzioni che attengono in primo luogo alla sfera privata di ognuno. E, soprattutto, che i diritti di ognuno siano i diritti di tutti e diventino parte integrante di una comunità che si chiama appunto Nazione.


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