Sono felice di trovarmi qui con voi nel luogo che mi ha dato i genitali
Per certi aspetti è più che comprensibile che la stampa italiana abbia portato in prima pagina e messo alla gogna quel cittadino-onorevole, classe 1984, deputato del Movimento 5 Stelle che ha confuso il termine conciso con circonciso. “Sarò breve e circonciso” ha detto in apertura di intervento alla Camera dei Deputati l’idraulico di Monza catapultato come molti altri a Roma in quanto vincitore della lotteria del Grillo.
La gaffe del grillino però non è una sua un’esclusiva. I resoconti delle sedute di Camera e Senato sono pieni zeppi di interventi così ilari da fare concorrenza al Lino Banfi dei film degli anni settanta. Perfino la cantonata lessicale del grillino non è una novità assoluta. In anni ormai andati lo stesso lapsus caratterizzò la seduta di un’assemblea provinciale di Bologna e a parlare di circoncisione fu il capogruppo dell’allora Pci. Quindi la scuola c’è!
Per raccogliere queste vere e proprie perle dei rappresentanti del popolo nel 1992 il giornalista parlamentare Guido Quaranta scrisse un libro dal titolo “Scusatemi ho il patè d' animo”, prendendo a prestito l’incipit del discorso di un deputato che confuse l’impasto culinario con il patema, ovvero lo stato di sofferenza morale che lo attanagliava.
Non male anche l’intervento di un altro big (locale) della politica che urlò in faccia ai suoi avversari una frase memorabile: “Io queste accuse le respingo all'emittente”. Degno di nota anche l’intervento di un politico modenese che disse serio serio: “Arrivo in ritardo perché sono stato in ospedale al capezzolo di mia moglie”, sperando nella comprensione dei presenti. E un altro ancora che in campagna elettorale in tempi pre cellulare, disse agli amici presenti: “Non mi telefonate a casa nel primo pomeriggio, svegliereste la mia signora che a quell'ora schiaccia un pisellino”. Ed ancora un deputato laziale dal passato agreste che in un comizio disse: “Cari cittadini di campagna, sono davvero felice di trovarmi qui con voi, nel luogo che mi ha dato i genitali”. Siccome non è il caso di infierire chiudiamo questa carrellata introduttiva con la frase, davvero memorabile e altamente significativa, echeggiata alla Camera in piena era tangentopoli: “Scusate ho avuto un’amnistia” naturalmente il dotto voleva dire amnesia. Succede.
Per quanto possa apparire incredibile o il frutto della fantasia comica da avanspettacolo molte delle frasi qui ricordate trovano posto nei resoconti stenografici di Camera, Senato e assemblee regionali. Che poi siano state utilizzate dai comici è un altro discorso: si tratta di frasi rubate al legittimo onorevole proprietario senza pagare i diritti d’autore.
Sappiamo bene che quelle appena ricordate sono le punte dell’Iceberg e che non tutta la classe politica è nemica della lingua di Dante. Ma sappiamo altrettanto bene che se molti non riescono a dire dieci parole senza infilarci dentro uno strafalcione alla Cetto La Qualunque gli stessi sono dei veri e propri campioni quando si tratta di incassare privilegi e prebende che la politica assegna loro. Chi è stato così masochista dall’assistere ad alcuni interventi in ambito regionale (piemontese) non ha potuto fare a meno di ridere di fronte a quei veri trattati da barzelletta e a quei vocaboli inventati di sana pianta che da sempre caratterizzano un conosciutissimo consigliere regionale. Le risate, però, sono scemate di fronte alla fame atavica dimostrata dallo stesso consigliere dopo la presentazione degli scontrini dei tanti rendez-vous a base di tartufo bianco avvenuti nelle più rinomate trattorie di Langa facendo pagare l’appetito – e che appetito! - al contribuente del Piemonte.
In mezzo a tanta ilarità c’è il fatto che molti di costoro ce li siamo scelti e riscelti a suon di preferenze. E che nei cinque anni della legislatura ci siamo completamente disinteressati al loro agire. A molti basta una pacca sulle spalle e una strizzatina d’occhio per sentirsi in sintonia con i vari spara cavolate che popolano gli scranni delle Istituzioni. Quindi, molto spesso, quando ridiamo degli strafalcioni dei politici ridiamo di noi stessi.
Infine per chiudere questo semiserio intervento settimanale sottopongo ai miei quattro lettori una domanda: ma fanno più danni i politici quando sparano barzellette regalando all’uditorio attimi di gratuita ilarità o quando parlano perfettamente la lingua del Poeta e fanno esattamente il contrario di ciò che dicono? In sostanza: è maggiore il danno di chi è stato al capezzolo della moglie o chi annuncia urbi et orbi la vendita di 170 auto blu ministeriali (170 contro le 1.663 a disposizione dell’Amministrazione centrale e le 58.688 sparse qua e là per l’Italia) ma si dimentica di dire che ha già messo in cantiere l’acquisto di 210 vetture pubbliche, tutte blindate e nuove di zecca? Se la matematica non è un’opinione qualcosa non torna.
Meglio chiuderla qui, altrimenti di fronte a queste cose corro il rischio di rimanere... putrefatto. Pardon: volevo dire esterrefatto. Altro che il patè d’animo. E poi, come disse quel tale: “E' inutile piangere sul latte macchiato”. Povera Italia.