Scusino “lor signori”, ma a che gioco stiamo giocando? Dopo aver messo tre badanti al sindaco Ignazio Marino, ancora a spasso per gli States, adesso comincia il giochino di chi è chi. Se alla notizia della badanti il primo cittadino della capitale non aveva fatto una piega, adesso pare averci ripensato e tra un’immersione e l’altra dice: “Non ci sarà nessuna diarchia, il prefetto non ha poteri nuovi o diversi. E invece spero che Gabrielli mi aiuti a superare le lentezze che finora hanno connotato l’avvicinamento al Giubileo”. E a sostegno di questa tesi alla quale non crede nemmeno chi l’ha pronunciata ecco il secondo round: “Per il Giubileo il governo non metterà un euro. I 50 milioni che il Comune spenderà per accoglienza e viabilità appartengono ai romani: sono stati sbloccati dal piano di rientro al quale siamo stati costretti per ripianare i debiti contratti dalle precedenti amministrazioni”.
Mentre Marino dice queste cose si apprende che il governo sta stanziando ALTRI 50 milioni di euro proprio per l’evento che si terrà tra meno di 100 giorni. Allora, “lor signori” chi è che paga? Ovvio, sempre il solito Pantalone anche perché nel caso che una fetta dello cifra totale per il Giubileo (ancora non si conosce con esattezza, ma comunque sarà una cifra da capogiro) la pagasse anche Roma, i soldi di chi sarebbero visto che Roma gode di contributi speciali proprio perché è la capitale d’Italia? Ma non è tanto questo il punto più urticante. Assistere a questa sorta di commedia, una specie di scaricabarile, un gioco a chi comanda di più è umiliante non solo per la città eterna, indipendentemente da quello che sarà il risultato finale. Possibile che in Italia la chiarezza sia più o meno come la nebbia in val Padana? Sappiamo che tutto questo birignao tra Governo e Città, tra Marino se ne vada e Marino resti, ha dilatato i tempi. Adesso, tra qualche giorno, apriranno i grandi cantieri (che sono almeno una decina) dove gli addetti dovranno lavorare su turni 24 ore su 24 per finire in tempo. I costi naturalmente lieviteranno (i costi lievitano sempre in Italia) e chiunque sarà chiamato a pagare pagherà anche i costi della commedia romana. I tempi sono dunque strettissimi. Roma, dopo aver speso 1 miliardo e 700 milioni di euro per il Giubileo del 2000 non ha bisogno di grandissime opere, ma solo di un buon lifting, di un maquillage decente, senza opere faraoniche come il precedente. Speriamo almeno che a lavori in corso non si verifichino le solite voragine. No, non quelle dovute agli scavi. Pensiamo alle voragini mangia soldi che fanno sparire sottottraccia quintali di euro. Adesso, almeno, con la super visione di Raffaele Cantone mangiare a quattro ganasce sarà molto più difficile che in passato, anche se gli “affamati” hanno affilato le tecniche del gratta e vinci. Noi godiamoci la commedia del chi è chi, visto che non paghiamo il direttamente biglietto al botteghino. Pagare, pagheremo lo stesso perché come si diceva poc’anzi a pagare saranno gli italiani, indipendentemente dalla commedia di “lor signori”. Speriamo almeno chi i milioni di pellegrini che arriveranno a Roma (se ne stimano 30 milioni) non trovino una città con i lavori in corso e magari con la scritta: “Scusate il disagio, stiamo lavorando per voi”.