Querelite

07.06.2015 08:59

Forse la causa di tutto va ascritta al caldo torrido di questi giorni che notoriamente annebbia un po’ le menti, altrimenti è difficile trovare una logica per giustificare la “querelite” che ha colpito mezza politica italiana. Dopo mesi e mesi di insulti via talk show, via social network e naturalmente in Aula dove spesso si sentono le peggior cose, è quindi giunto il tempo delle querele. Il primo a farne uso è stato il neogovernatore della Campania Vincenzo De Luca che ha deciso di portare in tribunale la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi rea di averlo inserito nella lista degli impresentabili due giorni  prima delle elezioni regionali. Anche la signora Sandra Lonardo Mastella ha dato fuoco alle polveri per lo stesso motivo di De Luca e vuole la Rosy in tribunale. Subito dopo è stato il turno della querela presentata dall’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno – che pure qualche grattacapo a cui pensare dovrebbe averlo – che ha deciso di portare in tribunale il suo successore Ignazio Marino più un paio di giornalisti di Repubblica. Anche la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha seguito la stessa strada e tramite Twitter avvisa il mondo: “Ho dato mandato ai miei legali di sporgere querela nei confronti di Ignazio Marino per il reato di diffamazione, dopo le interviste rilasciate alla stampa nelle ultime ore. Marino dovrà rispondere in sede giudiziaria delle sue false e ingiuriose dichiarazioni nei miei confronti e di quelli di Fratelli d'Italia". Infine, a completare il quadro istituzionale ci ha pensato il pentastellato Luigi Di Maio, vice presidente del Senato, che ha annunciato querela contro Matteo Orfini, presidente del Pd reo di dichiarazioni lesive, mentre è toccato al gran capo Beppe Grillo darne notizia con un tweet specificando subito che i soldi (ammesso che arrivino) saranno devoluti al microcredito.  E, in chiusura, se qualcuno pensava che Francesco Rutelli – ex un po’ tutto -  si fosse ritirato su un atollo in Polinesia è rimasto deluso: è ricomparso anche lui, con una bella querela al quotidiano Libero. Naturalmente ognuno è libero di pretendere che la propria onorabilità venga difesa, ma quanti di costoro si sentono ingiuriati o piuttosto ricorrono alla querela confidando nei tempi biblici della Giustizia e per dare in pasto ai propri fans una presunta patente di illibatezza? Lo diceva il divo Giulio: a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina. Oppure più semplicemente aveva ragione Andy Warhol: “ognuno ha diritto ad un quarto d’ora di celebrità”.


contatore