Quattro

30.06.2015 06:24

Per il premier Matteo Renzi e per il Pd in generale l’estate si preannuncia torrida indipendentemente dal clima atmosferico. Mentre nonostante l’ottimismo di facciata il Pd si lecca ancora le ferite delle recenti elezioni regionali, il premier si trova a dover affrontare una “campagna d’estate” al calor bianco. Seppur su posizioni diverse tra loro quattro regioni a guida Pd stanno vivendo un periodo travagliato – tanto per usare un eufemismo -  e non è possibile allo stato dell’arte prevedere come andrà a finire. Le spine nel fianco del premier hanno nomi ben precisi:  il Piemonte di Sergio Chiamparino, il Lazio con Nicola Zingaretti, la Campania con Vincenzo De Luca  e infine la Sicilia con Rosario Crocetta. Quattro situazioni diverse si diceva, ma tutte rognose. Il Piemonte rischia di tornare al voto a un anno dall’insediamento per una vicenda di firme false di cui è totalmente estraneo il governatore tanto che Chiamparino ha già fatto sapere, mandando in panico il Pd: “Via le ombre o si va a votare” perché il Chiampa non è uomo da stare in bilico sulla poltrona a dispetto dei santi. Il Lazio è stato lambito da “Mafia capitale” e qualcosa potrebbe accadere, in Sicilia il Pd sta per sfiduciare il governatore e se succedesse capiterebbe il disastro, la Campania è alle prese con il caso De Luca finito nelle maglie della legge Severino. Insomma, Matteo non sta per nulla sereno, per usare una frase menagramo tanto cara al premier.  E tutto questo accade mentre il Pd arretra nei sondaggi, la minoranza interna prova ad organizzarsi e il premier cala nei consensi. E, ciliegina sulla torta, Matteo Salvini secondo i sondaggi ha raggiunto Renzi nel gradimento riservato ai leader politici. Tutto ad un tratto pare essere ripiombati nel passato più fosco della Prima Repubblica, in cui la politica era spesso alla mercè di personaggi molto discussi e discutibili e la lotta per bande aveva il sopravvento. E quindi? Quindi nulla di nuovo sotto il sole. Sarà questa la rottamazione immaginata da Renzi, quando ne parlava un giorno sì e l’altro pure? Di fronte alle quattro rogne estive, comunque vadano a finire le rispettive storie Renzi e il Pd paiono finiti in una sorta di  rottamazione. Matteo Renzi appare un po’ come quel tale che partito per suonarle a tutti, tornò a casa suonato.  C’è poco da stare allegri e da essere felici. E pensare che eravamo nell’era de #lavoltabuona. Speriamo solo che non sia la volta buona che chiudiamo baracche e burattini.


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