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Quando i genitori stanno dalla parte dei bulli
03.04.2015 10:46
Il fatto è successo a Roma, ma i protagonisti sono i ragazzi di un liceo di Cuneo, il capoluogo della provincia Granda. Cuneo, fedele al motto dei piemontesi “Bugia Nen” (Stai fermo) non è avvezza a finire nei casi di cronaca. Si sforza di essere una cittadina tranquilla, dove non succede mai nulla che giustifichi un lancio Ansa. Questa volta, invece, la cronaca nazionale si è occupata di Cuneo.
Il fatto. I ragazzi e le ragazze di un liceo vanno in gita a Roma, una gita di studio si dice. Una sera una quindicina di costoro si danno appuntamento in una camera dell’albergo e dopo un po’, tutti insieme, si accaniscono contro un ragazzo prendendolo pesantemente di mira. Scherzi pesanti, pesantissimi. Ragazzi e ragazze ci vanno giù duro. Spogliano nudo il malcapitato, gli rasano i peli, e le caramelle e i marshmallow sono utilizzati come addobbi natalizi sul corpo della vittima della burla, anzi del bullismo.
La scena viene ovviamente filmata. Al ritorno a Cuneo ci sarà di che divertirsi. Infatti il video comincia a girare fino a quando non finisce nel cellulare di un professore e da qui alla preside. Il dirigente scolastico interviene e prende provvedimenti. Severi o giusti che siano sta di fatto che c’è il quattro in condotta per tutti e sospensioni dai 5 ai 15 giorni per gli autori del gesto che sono ragazzi e ragazze di età compresa tra i 15 e i 16 anni.
E qui finisce la cronaca ed entrano in scena i genitori. Per ringraziare la preside per la lezione impartita? Per chiedere scusa per il comportamento dei pargoli? Per redarguire e stigmatizzare il comportamento dei loro figlioli? Assolutamente no! I genitori, non tutti ovviamente, entrano in campo per condannare la preside che ha osato punire i figli, con l’intento magari di impartire loro una lezione di vita. C'è anche chi ha presentato ricorso alla scuola contro l’espulsione del figlio. I genitori telefonano anche alla redazione locale del quotidiano la Stampa e portano la loro versione dei fatti: “Macché bullismo. Macché violenze. È stato uno scherzo. Forse pesante, ma uno scherzo. Lo sbaglio è una punizione tanto severa. Ragazzi come è sempre successo nelle gite hanno approfittato delle ore libere per divertirsi. Nulla di più, nulla di diverso, nulla di grave. Nessuno si è fatto male, nessuno voleva fare del male, ma solo scherzare. Quelle cose cameratesche che si fanno in caserma. Che si sono sempre fatte tra ragazzi. Ripetiamo: nessun caso di bullismo”. Capito? Lo sbaglio è la punizione severa! 
E ancora: “Se c’è qualcosa di grave è che abbiano sospeso quattordici studenti e dato il quattro in condotta a tutti. Non li fanno neppure accedere ai programmi per prepararsi a casa. Significa condannarli ad essere bocciati, a perdere un anno di scuola. Una rovina per molti. Anche in termini economici, con quello che costa oggi frequentare un liceo”.
La preside naturalmente difende il proprio operato: “Il nodo sta proprio lì. I ragazzi, e alcuni genitori, sono convinti che l’episodio sia riconducibile allo scherzo. Inaccettabile. Siamo dovuti intervenire con fermezza per far capire quali sono i limiti, il rispetto delle norme, il contesto in cui si fanno certe azioni. Si trattava di gita educativa”.
È inutile perdersi in troppi commenti. Se di fronte ad un simile episodio di bullismo che poi diventa cyberbullismo i genitori si scagliano contro la preside e l’unica cosa che assume importanza è il rischio di perdere l’anno scolastico e “la rovina in termini economici” che questo comporta, siamo alla frutta.
Chi scrive queste righe pur essendo cuneese non ha altre informazioni se non quelle riportate dalla stampa. Si prende quindi per buono ciò che è stato raccontato. Se tutto è davvero così, ovvero il fatto e le successive prese di posizione, c’è di che preoccuparsi. Non serve avere l’età di Matusalemme per ricordare che un tempo di fronte ad un brutto voto o un fatto non encomiabile commesso a scuola i genitori punivano il figlio e si scusavano con il preside. Oggi succede il contrario.
Ognuno ne tragga la morale che vuole. Ma una società che non ha valori, o che ha valori capovolti è una società destinata a morire. Una società senza un futuro, o con un futuro che non è quello che molti di noi hanno immaginato per i propri figli.