Puzzano

08.09.2015 06:07

In questi giorni in cui l’argomento migranti è preminente su ogni altra cosa e tutti si scoprono esperti  tanto da veicolare soluzioni su soluzioni come se si trattasse di un gioco di società, sui social network qualcuno ha postato la parte di un testo tratto da una relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti risalente all’ottobre 1912. Per la verità non si tratta di una primizia assoluta. Già alcuni anni or sono Rainews24 ci aveva fatto un servizio ed altri media l’avevano ripresa. Poi, come sempre avviene, passata l’emergenza il testo era finito nel dimenticatoio. Ne riproponiamo una parte, lasciando ad ognuno la libera interpretazione e la più assoluta facoltà di  giudizio. Scriveva l’anonimo Ispettore nel riguardo degli italiani che sbarcavano a New York: “Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane. Si costruiscono baracche nelle periferie. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10. Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro. I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali. Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione". Anche se qualcuno asserisce che nella traduzione dall’originale il testo è stato un po’ cambiato, tutti concordano sulla sostanza che è rimasta inalterata. E la sostanza è che tra i migranti italiani, c’erano poveracci carichi di buona volontà ed emeriti lestofanti che hanno esportato nella “Merica” la mafia fino ad allora sconosciuta oltre oceano. Naturalmente moltissimi italiani – ripetiamo italiani senza distinzione geografica – ce l’hanno fatta ed hanno regalato alla “Merica” (Chi scriveva a casa usava spesso proprio questa espressione: La Merica) grandissimi personaggi e menti sopraffine che oggi danno lustro all’America. C’è chi ha calcolato in 9 milioni gli italiani che sono emigrati negli States e c’è chi asserisce che  attualmente vi sono oltre 64 milioni di discendenti di emigrati italiani soltanto negli Stati Uniti. Infine mi piace ricordare che anche un uomo al quale tutti noi dobbiamo qualcosa era figlio di un emigrante siriano giunto a San Francisco nel 1954. Il suo nome era Steve Job. Questo solo per dire che la Storia spesso si ripete, e si ripete a volte tragicamente soprattutto per chi non ha memoria. Ripetiamo: ognuno la pensi come vuole. Ognuno ha il diritto di stare dalla parte del Renzi che grida: “Sui migranti non c'è una destra contro una sinistra ma bestie contro umani” oppure del Salvini che forse mal interpretando le parole del premier di rimando replica: “L'incapace chiacchierone ha paura, è nervoso, insulta milioni di italiani. Sono una 'bestia' perché difendo gli italiani? Allora sì, sono una bestia”. Io sto dalla parte del povero Vittorio Arrigoni, ricordato giustamente dal premier a Milano,  il quale soleva dire: “Restiamo umani”. O almeno proviamoci.

Ps (Perdonate la lunghezza del testo)


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