Povera Patria, schiacciata dagli abusi di potere
Alle 17,42 di mercoledì 27 novembre è calato il sipario sulla bruttissima soap opera che ha portato alla decadenza di Silvio Berlusconi dalla carica di senatore. È totalmente inutile ripercorrere qui motivi e ragioni dei fatti che stanno alla base della decadenza del (ex) senatore Berlusconi che peraltro è stato assente dal Senato nel 99,8% delle votazioni. Va rilevato che l’Italia, quella più politica, si è spaccata in un tifo da stadio tra favorevoli e contrari come in una specie di divisione tra i tifosi Coppi e Bartali, e nessuno ha voluto sentire le ragione degli altri. Un tifo, dicevamo, su cui nessuno ha cambiato idea proprio come quando l’Italia duellava tra “coppiani” e “bartaliani”.
Purtroppo, però, il tifo non riguardava una partita di calcio o il Giro d’Italia, ma una vicenda che ha fortemente scosso le Istituzioni italiane. Personalmente, e lo dichiaro senza remora alcuna, ero e resto favorevole alla decadenza di Silvio Berlusconi. Se mi fosse toccato in sorte il voto, mi sarei espresso per la decadenza. Da italiano semplice, e senza alcun bottone da pigiare, ho sperato che Silvio Berlusconi che ha sempre amato presentarsi come uno statista, avesse per una volta compiuto un gesto consequenziale. Cioè, preso atto del sopraggiunto game over, ho sperato che Berlusconi presentasse le dimissioni da senatore annullando di fatto il voto del Senato. Così non è stato.
Da grande istrione l’ex presidente del Consiglio ha voluto radunare il suo popolo a Roma, davanti a Palazzo Grazioli, per ripetere per l’ennesima volta il solito e stantio mantra contro la magistratura, i politicanti, i comunisti... Un déjà vu che nulla di nuovo ha aggiunto alla commedia, anche se nella speranza del protagonista c’era l’intenzione di mettere in scena una recita da consegnare ai posteri.
E questa adesso è storia di ieri. Ciò che accadrà domani, essendoci di mezzo Berlusconi, nessuno può ipotizzarlo. Mi limito a rilevare che mentre buona parte dell’Italia si accapigliava sul destino di Berlusconi, l’Italia come nazione arrancava alle prese con una crisi che tarda a passare. Con la disoccupazione galoppante e con la povertà che annovera ogni giorno che passa sempre più persone. L’Italia, per mesi e mesi, per non dire anni, è stata distratta da ogni sorta di diversivo legato a Silvio Berlusconi e alla sua interessata corte di aficionados. Giornali, Tv social network sono stati invasi sempre, comunque e in ogni luogo dai fatti berlusconiani.
Intanto il Governo arranca e ha sempre arrancato tra veti e ricatti impedendo di fatto un governo in grado di provare a dare all’Italia quella spinta verso l’uscita dalla crisi di cui avrebbe dannatamente bisogno. A cosa è servito mettere in campo un tifo tra pro e contro berlusconiani? A nulla se non a peggiorare le cose e a portare all’estero un’immagine dell’Italia che passa dalla pizza e spaghetti – stereotipi appunto - a quella che non sa fare altro che correre dietro al pifferaio magico di turno nella speranza di trarne qualche vantaggio. In ogni caso agli occhi del mondo è stata consegnata l’immagine di un paese ridicolo perso dietro un melodramma politico.
Il concetto di democrazia è stato vilipeso sia a parole sia con atti vergognosi compiuti da quelli che dovrebbero essere i rappresentanti del popolo. Quando in una nazione, che ha conosciuto i giorni tristi della dittatura, echeggiano parole come “colpo di stato” o “morte della democrazia” “golpe”e attacchi inusitati alla magistratura, significa che si è andati ben al di là della libertà di esprimere opinioni e di gridare al mondo la propria (eventuale) innocenza. Quando una piazza che grida per la democrazia compare la triste foto del manifesto delle Brigate Rosse con al posto della foto di Aldo Moro quella di Silvio Berlusconi, evidenzia l’ignoranza conclamata di chi non ha né memoria né conoscenza della storia, nel migliore dei casi l’esistenza di servi sciocchi.
Il game over di mercoledì 27 novembre non è detto che chiuderà un’epoca e che l’Italia troverà una pacificazione. Il timore è che possa succedere qualcosa che – non si sa bene cosa – possa complicare ancora di più il cammino della Nazione. All’Italia serve, naturalmente, una pacificazione tra le persone, ma serve ancora di più un governo vero, stabile e autorevole. Invece se al presente il tempo non è bello, il futuro fa presagire ancora una navigazione tra onde alte e tempesta.
Nel 1991 Franco Battiato cantava “Povera patria”, il cui testo diceva: “Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore, si credono potenti e gli va bene quello che fanno; e tutto gli appartiene. Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni! Questo paese è devastato dal dolore...”. Vent’anni e nulla è cambiato.