Dopo averne sentite di tutti i colori pare che adesso la Cei, la Conferenza Episcopale Italiana, sia disposta a non combattere all’arma bianca i piani del governo sul versante del riconoscimento delle coppie di fatto. Se se così fosse sarebbe una grande novità se pensiamo che ancora nei giorni scorsi abbiamo letto frasi da Medio Evo del tipo: “Le unioni civili non possono essere omologate alla famiglia perché sono realtà diverse", arrivate per bocca del presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco.
Cosa è successo? Pare che la Chiesa, intesa come istituzione, sarebbe disposta a chiudere un occhio e a lasciare che il governo predisponga una legge sulle unioni civili purché nulla faccia sul versante dei matrimoni gay e adozioni fuori dalla coppia. Insomma: una specie di scambio anche se non alla luce del sole. È dai tempi delle catacombe che la Chiesa predilige il buio alla luce del sole tant’é che anche in questa delicata partita le diplomazie sono al lavoro, ma si tratta di un lavoro sottotraccia che mai emergerà ufficialmente perché la Chiesa mai dirà, appunto alla luce del sole, il suo sì alle unioni civili mentre pare che rinuncerà a fare battaglie da crociate medioevali se il governo, come ha annunciato, entro l’anno predisporrà la sua legge sempre che nulla si faccia sui matrimoni gay e adozioni fuori dalla coppia. Vada come vada una domanda è d’obbligo? In Italia comandano i governi e le leggi le fanno i governi (ogni tanto) eletti dal popolo o la Chiesa? A vedere il grande lavoro sotterraneo, compresi i pissi pissi bau bau del meeting Cl in corso a Rimini, pare che nessuna legge “civile” che equipari l’Italia agli altri Stati possa essere fatta senza il beneplacito della Chiesa. Una Chiesa che non è solo quella di papa Francesco, ma è anche quella dei vari cardinali Bagnasco o quella dell’ex segretario di Stato Tarciso Bertone (l’uomo dell’appartamento da 700 metri quadri con Jacuzzi e pensione faraonica) che preferiscono tenere la Chiesa nelle catacombe e soprattutto fare in modo che in Italia – dove la politica è spesso debolissima - le leggi dello Stato non dispiacciano agli alti vertici della gerarchia ecclesiastica. Ovviamente la Chiesa ha tutto il diritto, e anche il dovere, di veicolare il proprio pensiero ed i propri valori soprattutto per parlare ai fedeli. Mentre ha un po’ meno diritto di interferire – come spesso fanno alcuni rappresentanti della Chiesa a nome della Chiesa stessa che invece non rappresentano – nelle vicende di esclusiva pertinenza dello Stato. Noi sappiamo che questo avviene spesso e volentieri. Ma sappiamo anche bene che la diplomazia Vaticana trova sovente terreno fertile proprio per la debolezza della classe politica che da decenni e decenni si avvicenda alla guida del Paese. In questo frangente, poi, va evidenziato che Matteo Renzi ha un bisogno pazzesco della benevolenza della Chiesa per riuscire a governare soprattutto adesso che il vento non è più in poppa come lo era alcuni mesi or sono. L’autunno politico per il premier, nonostante la perenne campagna acquisti si presenta complesso, quindi largo alle diplomazie e ben vengano tutti i suggerimenti (eufemismo) che gli fanno arrivare da Oltretevere. Perché sappiamo bene che l’Italia è uno Stato laico, ma sappiamo bene che la processione più antica, quella più in voga e quella più frequente è sempre stata quella di andare a bussare alla porta di San Pietro (nel senso di Basilica, non quella del paradiso) con il cappello in mano. Per religiosità? Magari. I governanti si accontentano di portare un po’ di benevolenza e con essa l’ossigeno per la propria asfittica sacrestia di partito.