Nigeria

29.09.2015 06:40

Non appena si è diffusa la notizia che la Nigeria aveva negato il visto d’ingresso al segretario della Lega Nord Matteo Salvini, come sempre accade in questi casi è entrato in scena il web. L’ironia l’ha fata da padrone e così sui social più diffusi abbiamo letto: “I leghisti? Aiutiamoli a casa loro”, con chiaro riferimento al leit motiv salviniano. Non male neppure un altro post: “Cercasi scafista senza scrupoli per trasportare clandestinamente Salvini in Nigeria. Astenersi buontemponi e perditempo”. Il perché del mancato visto non è noto,  ciò che è noto è che Salvni che aveva annunciato e – dice – preparato per bene il viaggio in Africa se ne starà in Italia tra un salotto televisivo e l’altro dove lo invitano tutti perché fa salire lo share. Povero Salvini. Gli era riuscito il viaggio in Corea del Nord da Kim Jong Un, ma non quello in Nigeria dove il leader del Carroccio voleva volare per – Salvini dixit – gettare le base per un aiuto economico nello stato africano al fine – sempre Salvini dixit – di aiutare chi fugge a casa loro. Come si diceva, ufficialmente non si conoscono i motivi del niet, ma dalle parti di Abuja avranno scambiato il viaggio previsto come una passerella pubblicitaria per il suo ideatore che non è conosciuto neppure in terra africana come un campione d’integrazione. Conosciamo solo la  versione web del diniego: la Nigeria non ha gradito che la Lega abbia acquistato i diamanti in Tanzania. Anche loro, perbacco, qualche gemma l’avevano. Come l’ha presa l’eurodeputato leghista? Ufficialmente è stato – stranamente – calmo e sereno. Si è limitato a manifestare da radio padania il suo dispiacere adombrato chissà quale complotto del governo italiano: Non vorrei che qualcuno del governo italiano abbia detto di non farci partire”. Ma qui francamente siamo alla caricatura del rifiuto. Tutt’alpiù, se proprio il governo italiano doveva interessarsi al viaggio di Salvini ne avrebbe caldeggiato la partenza e poi chiesto al presidente della Nigeria, Muhammadu Buhari, musulmano, ex generale, di tenerselo un paio d’anni ma non a Abuja  o a Lagos ma in qualche villaggio del Nord-est del paese africano a mettere in pratica l’aiuto promesso impedendogli i collegamenti con le Tv italiane. Matteo Salvini però non demorde. aiutato nel suo proposito da Toni Iwobi, militante di origine nigeriana e responsabile nella Lega per l’immigrazione, tenterà una seconda volta. Perché, come si dice: errare humanum est, perseverare autem diabolicum. E Salvini, com’è noto, è uno che persevera.


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