C’è chi giura che Matteo Renzi in un delle fasi più concitate durante la trattativa per la riforma del Senato alla fine sia sbottato con una frase del genere: “Se non va bene così, abolisco il Senato del tutto e ci faccio un museo”. Il dietro le quinte è stato riportato dal quotidiano la Stampa e poi ripreso dagli altri media e finito nelle rubriche dei commentatori più prestigiosi. Non sappiamo chi è stato l’uccellino che ha portato fuori da Palazzo Chigi l’imbeccata per il giornalista del quotidiano torinese, né possiamo affermare con certezza che la stessa frase sia vera, ma conoscendo la propensione del premier per le battute (a volte battutacce) se proprio non è vera al 100 per 100 diciamo che è assai verosimile.
Così deve averla pensata anche il presidente del Senato Pietro Grasso il quale in sintesi ha dichiarato: “Non si possono relegare le istituzioni nel museo”, con chiara e ovvia allusione. Ovviamente Grasso mai avrebbe fatto quell’affermazione se non avesse ritenuto almeno probabile il retroscena raccontato da La Stampa. Palazzo Chigi ha smentito, ma le smentite dell’Ufficio stampa valgono per quello che valgono e spesso assomigliano a delle conferme. Nonostante ciò sono stati molti gli editorialisti (tutti creduloni?) che i sono buttati sul pezzo e hanno commentato. Trai i commenti più feroci c’è quello Andrea Scanzi del Fatto Quotidiano il quale dal suo profilo Facebook ha postato il seguente pensiero attingendo prima la penna nel curaro: “Minacce, ricatti, compravendite. Grasso trattato come un pezzente, battute da bullo sfigato (“Sì alla riforma o riduco il Senato a museo”), editti bulgari - anzi fiorentini - a chi nei talk osa invitare troppi ospiti (dove?) non renziani. Si dirà: questo qua è come Berlusconi. No: Renzi è peggio di Berlusconi. Molto peggio. E lo è non perché ha una storia più losca (difficile) o perché ha più pendenze giuridiche (impossibile) del suo maestro Silvio: lo è perché è più impreparato, più arrogante, più megalomane, più debole, più ridicolo. E - quel che è peggio - più protetto e anzi addirittura osannato da un'informazione (e da una intellighenzia) che, se la metà delle cose di adesso le avesse fatte Berlusconi, avrebbe come minimo invaso la Polonia gridando al golpe. La vergogna senza pari continua”. Personalmente quando ho letto la frase attribuita a Renzi ho avvertito come un brivido freddo lungo la schiena. Chissà perché mi è venuto in mente un’altra frase detta da un precedente inquilino di Palazzo Chigi. Eccola: «Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. Anche se non serve ricordare l’autore ricordiamo lo stesso che si tratta di Benito Mussolini, e la frase è del 16 novembre 1922 pronunciata alla Camera, poco dopo la Marcia su Roma del 28 ottobre dello stesso anno. Facciamo pure la tara alla frase riportata dai giornali, inseriamola in un momento di stanchezza, inquadriamola nella predisposizione da battutaro toscano del Primo Ministro; ma se anche fosse vera a metà ci sarebbe poco da ridere lo stesso. Se proprio si vuole aprire un museo, non al Senato ovviamente, si cerchi un sito e si crei la galleria degli orrori, orrori verbali e frasi strampalate da inquadrare e appendere al muro a futura memoria. D’accordo sono parole, se Renzi ha detto la frase si tratta di una boutade, una dannatissima e stonatissima boutade, sempre che non prevalga la filosofia di Benito: “almeno in questo primo tempo”.