Dobbiamo fare ammenda e se ce lo chiedono ci cospargiamo il capo di cenere per aver scritto ieri che Silvio Berlusconi alla manifestazione di Bologna sarebbe stato un comprimario. Niente affatto. L’ex cavaliere è stato non solo un protagonista di primo piano (non prendete questa affermazione per oro colato) ma ha compiuto anche un miracolo al cospetto del quale la moltiplicazione dei pani e dei pesci è roba da principianti: ha allargato le braccia ed ha fermato il tempo portando indietro le lancette della storia di 20 anni. A partire dalla catramata in testa era tutto come nel 1994.
Stesse frasi, stessa verve, stesse promesse e stesso copione. E poi la stessa recita con le stesse domande rivolte al pubblico: volete voi che abbassiamo le tasse? E il popolo: siiii; volete voi più sicurezza? Siiii; Volete voi pensioni più alte? Siii! E la pensione per le mamme? Siii. Preso dalla foga Silvio Berlusconi ha perfino promesso di aumentare il contante da 1000 a 800 euro, lasciando sul foglio degli appunti uno zero tra la stupita ilarità dei presenti. E poi la solita sequela di numeri come se si stesse giocando a tombola. Quei numeri ai quali l’ex cavaliere si aggrappa, per dirla con Romano Prodi “come un ubriaco si aggrappa ai lampioni”. Quindi, vai di tombola: i sondaggi dicono che il centro destra unito vince, Matteo (Salvini) vince, Giorgia vince e Silvio vince anche lui. Facendo la somma dei sondaggi berlusconiani il centro destra della piazza di Bologna si attesta attorno al 150%. E poi quell’attacco spropositato a Beppe Grillo paragonato al “signor Hitler” e quell’affermazione da querela verso i 5Stelle: “Non possiamo consegnare l’Italia a questo signore e alla sua banda di balordi”. Verso la fine del recital berlusconiano anche il padrone di casa, Matteo Salvini, era esausto e visibilmente scocciato tanto che si è recato sul palco per spingere via dal pulpito il prossimo alleato che non ha rispettato il copione che per lui era stato pensato: la spalla del capocomico. Niente da fare: quando Berlusconi vede un placo, un microfono e il pubblico da il meglio di sé. E quando la piazza tra l’ingenuo e il patetico applaude lui, il re di Arcore, l’aspirante Araba Fenice, torna il giovanotto dei bei tempi andati in barba agli 80 anni dell’anagrafe. Se ci fosse stato accanto Emilio Fede a magnificare le gesta dell’uomo che non conosce confini avremmo avuto tutti l’illusione di essere più giovani di vent’anni. Invece per tutti noi il tempo se ne è andato inesorabilmente, mentre per Berlusconi è rimasto tutto uguale. Qualcuno troverà il coraggio di dirgli che la recita è finita ed è calato il sipario? Poveri noi. Se questo è il centro destra Matteo Renzi ha di che rallegrarsi: durerà almeno un quarantennio. E tra quarant’anni Berlusconi salirà su un palco: volete voi…