Ma che bon vivant l'ex abate del monastero di Montecassino

13.11.2015 05:55

Magari come abate lasciava un po’ a desiderare, ma come bon vivant si merita un bel 10 in pagella. Infatti tra hotel di lusso, cene a ostriche e champagne, viaggi in Sudamerica e notti di gloria a Londra, il tutto con una spruzzatina di polvere bianca la vita per questo don, votato alla povertà, era tutt’altra cosa dalla routine dell’ora et labora. Adesso per colpa della Guardia di Finanza per l'ex abate Montecassino don Pietro Vittorelli è suonato il big band. Dovrà rispondere di appropriazione indebita mentre per suo fratello che gli dava una mano a far girare il grano, l’accusa è di riciclaggio. Il buon Pierino, infatti, non scialacquava i soldi che gli aveva lasciato in eredità uno zio d’America,  ma si aggiustava con gli oboli e le offerte che i fedeli lasciavano al monastero benedettino. L’accusa parla di oltre 500 mila euro sottratti dai conti del monastero e finiti al poverello che deteneva le chiavi della cassaforte, ossia proprio don Pietro che alla vita monastica preferiva quella da  nababbo. La vicenda lascia perplessi non solo perché a saccheggiare – secondo l’accusa – era un uomo in abito talare che si era calato nei panni di Robin Hood al contrario ed era uso rubare ai poveri per fare il ricco, ma proprio per questi eccessi tra cocaina, carte di credito, abiti di sartoria e chi più ne ha più ne metta. Come dice Massimo Gramellini su La Stampa, “sarà pure vero che l’abito non fa il monaco, però qui non fa più neanche l’abate”. Insomma, una gigantesca presa per il culto. Mentre le indagini proseguono viene da chiedersi: che fine farà questa star della bella vita una volta che saranno accertate sembra ombra di dubbio le sue responsabilità? Finirà per fare il cappellano in carcere da dietro le sbarre o la farà franca in barba alla chiesa povera e umile tanto amata e fortemente cercata da papa Francesco? Oppure si butterà in politica visto che lo scorso mese di settembre ha partecipato alla convention di Forza Italia a Fiuggi? Sappiamo che ciò che stiamo per dire non sarà mai realizzabile, ma intanto non sarebbe male dirottare il prelato in mezzo a quei poveri che vivono di carità e farlo vivere esattamente come loro per un bel po’ di tempo. Altro che pasti a base di  ostriche e champagne. Per sua Eccellenza il buongustaio che dal pulpito tutto serio  e cómpito e senza che gli scappasse una risata sosteneva che “i beni della Chiesa non vanno mai usati per se stessi” qualche pasto a cicoria bollita e poi a nanna su una brandina a cinque sbarre non sarebbe male il tutto impreziosito da una sniffata di polvere bianca da muro scrostato. Papa Francesco vuole una chiesa irrequieta, ma purtroppo prima deve fare i conti con questa chiesa che inquieta. Perché pur in mezzo a quell’esercito di preti e suore che vivono il Vangelo secondo gli insegnamenti di Cristo, ci sono anche questi bon vivant che fanno della povertà altrui la loro ricchezza sconfinata, che fa il pari con la loro pochezza morale.


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