Linea

25.09.2015 06:36

Ormai Forza Italia più che il nome di un movimento politico sembra un’esortazione: forza Italia, fatti coraggio, forza tieni duro, resisti, dai... Questa sorta di incoraggiamento assomiglia più o meno a ciò che si dice – per pietà – di fronte ad un malato: dai, fatti forza vedrai… Ad osservare ciò che sta succedendo  - almeno tra la pattuglia parlamentare azzurra - di esortazioni a resistere ne hanno proprio bisogno. Solo nei giorni scorsi altri dieci tra deputati e senatori hanno ammainato la bandiera che li ha portati in parlamento per approdare alla corte di Denis Verdini, che è forse l’abbandono più doloroso subito da Berlusconi. Più doloroso anche di quello di Sandro Bondi  (il poeta del berlusconismo) e della di lui consorte la senatrice Manuela Repetti. Chi lascia Forza Italia ne da una spiegazione politica, alla quale non crede nemmeno chi la pronuncia, ma qualcosa bisogna pur dire: “Forza Italia ha ormai esaurito la sua spinta riformatrice e la sua vocazione popolare e liberale. La linea politica già intrapresa dal vertice di Forza Italia mira a rincorrere i populismi di varia natura, in una prospettiva di sostanziale subalternità a Salvini”. E con questi ultimi 10 transumanti sono circa 80 i parlamentari che da inizio legislatura hanno abbandonato Silvio Berlusconi. Agli ultimi transfughi ha mandato un messaggio Giovanni Toti che su su Facebook ha scritto: “Grazie ai voti di  Berlusconi e di Forza Italia sono arrivati in Parlamento. Entrano ed escono dai gruppi. Qualcuno prima con ‎Fitto poi con ‎Verdini, qualcun altro prima con Verdini poi con Fitto. Per le riforme, contro le riforme, di nuovo per le riforme. Non chiedo coerenza, ma un po' di ordine mentale sarebbe dovuto”. In effetti, pur ben sapendo che il parlamentare non ha vincolo di mandato in un Paese serio chi pratica una simile transumanza verrebbe preso a pedate nel sedere dai territori di elezione, solo che la i fuggiaschi con i territori hanno nulla a che spartire essendo stati tutti nominati. È chiaro che gli abbandoni nascondono un malessere, non tanto per la linea politica del partito quanto per l’assenza di una linea qualsiasi. Ormai la linea politica di Forza Italia è affidata alle uscite estemporanee di Silvio Berlusconi sempre più disinteressato alla sua creatura e perso nei suoi pensieri oltreché soffocato dal cerchio magico. Adesso, il poveruomo, non ha più nemmeno il sollazzo delle cene eleganti. Per fortuna che gli è rimasto il caviale dell’amico Vladimir Putin, dal quale fa una capatina di tanto in tanto. Però in mezzo a tante defezioni e voltagabbana Forza Italia conta anche un ritorno: Nunzia De Girolamo in Boccia (il marito è il deputato del Pd Francesco Boccia) è tornata all’ovile perché non si riconosceva più nella linea politica del partito che aveva contribuito  fondare, ovvero Il Ndc di Angelino Alfano del quale è stata ministro e poi capogruppo. Ma pensa te! Anche qui la colpa e della maledetta linea. Che poi magari non è proprio la linea politica, ma la linea di demarcazione che c’è tra lo stare nelle stanze ovattate e super retribuite di Camera e Senato o il fare ritorno a casa. Perché com’è noto la linea politica non piace, ma la poltrona sì. Piace eccome. Altroché la balla dei liberaldemocratici, conservatori, riformisti e cose simili che ci propinano. Perché osservare l’Italia seduti comodi sulle seggiole di velluto rosso del parlamento non è affatto male. In barba alla linea, ovviamente. 


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