L’agiografia del caro leader tra i libri e le canzoncine dei giovani Balilla
Non è dato sapere se e quanto abbia fatto piacere a Matteo Renzi l’iniziativa editoriale del quotidiano fiorentino la Nazione che ha scelto di dedicargli un libro attraverso il quale raccontarne le puerili gesta. Forse, e ribadiamo forse, anche ad un puffo vanitoso come l’ex sindaco di Firenze è apparsa spropositata l’iniziativa messa in campo da un paio di giornalisti toscani i quali hanno inteso magnificare l’ascesa del bimbo prodigio attraverso un viaggio che va dalla Prima Comunione a Palazzo Chigi.
L’iniziativa, naturalmente lecita ma come tutte le cose umane criticabile, mira a fare un po’ di business attraverso la vendita del libro in abbinamento al giornale (“Renzi, nascita e successo di un leader bambino” 8,90 euro) anche se vista fuori dal contesto editoriale, sembra un’iniziativa più adatta al culto della personalità tanto in voga nella Corea del Nord. Renzi, come il caro leader Kim Jong-un? Non esageriamo. Semmai un’iniziativa più simile a quel famoso pamphlet propagandistico “Una storia Italiana” spedito da Berlusconi agli elettori italiani nel 2001. Insomma: in un caso e nell’altro una sorta di apologia del leader. Naturalmente il puffo vanitoso non ha alcuna colpa per l’iniziativa editoriale. Ma, da ragazzo sveglio e pratico qual è, saprà rendersi conto in fretta che tra le peculiarità italiane c’è anche quella che vede indaffarati a strafare platee di osannatori che con sprezzo del ridicolo una ne fanno e cento ne pensano per magnificare il caro leader di turno.
È dell’altro ieri la penosa scena dei bambini di una scuola elementare di Siracusa che hanno accolto il premier con un coretto di benvenuto al grido di “Matteo! Matteo! Matteo!” per terminare con il botto finale della canzoncina "Clap and jump for Renzi" manco se i piccoli siciliani fossero stati tanti figli della Lupa di mussoliniana memoria. In effetti molte delle scene di giubilo al passaggio di Matteo Renzi – ribadiamo senza colpe dell’interessato – ricordano le comparsate messe in essere dagli ottusi funzionari del Fascio all’arrivo di Benito Mussolini in paesi e città durante il periodo del ventennio. Anche l’iniziativa editoriale si inserisce nel settore degli osanna riconducibili ai fasti della mandibola volitiva di Benito Mussolini? Secondo gli autori del libro, naturalmente no anche se sono consci delle similitudini tanto che in quarta di copertina in una sorta di autotutela hanno inteso precisare: “Non è una biografia agiografica del Nuovo Principe, che di adulatori ne conta già abbastanza”.
In effetti a partire dai giorni precedenti il trionfo delle primarie in poi, quasi a fiutare l’aria, è stato tutto un tracimare di fiumi che hanno portato l’acqua al mulino del vincitore. È così, ed è sempre stato così nella nostra cara Italia degli invaghimenti collettivi. Andando indietro nella storia per sommi capitoli giova ricordare che Benito Mussolini raggiunse il potere a furor di popolo e in un consenso stratosferico. Ma anche Guglielmo Giannini l’inventore del movimento “Uomo qualunque”, da qui nacque poi il termine di qualunquismo, nel 1946 portò la sua creatura ad essere il quinto partito d’Italia ottenendo 30 seggi. In tempi più recenti Antonio Di Pietro divenne l’uomo della provvidenza seguito, amato e osannato così tanto che a Milano sfilavano in migliaia inneggiando all’eroe di Mani Pulite al quale le folle glorificanti volevano affidare il compito di giustiziere; e poi ancora Silvio Berlusconi (grande ancora adesso, nonostante tutto) per finire con Beppe Grillo. Adesso, pur senza alcuna analogia con la storia appena ricordata, è il momento di Matteo Renzi. Prima degli osanna e prima delle stroncature senza possibilità di appello sarebbe giusto lasciare lavorare Matteo Renzi, anche per verificare se all’irruenza, al decisionismo e alle mille idee messe in campo corrispondono altrettanti atti concreti. Non giova all’immagine né al prestigio del giovane presidente del Consiglio avere intorno sempre e solo schiere di osannatori a cottimo che spesso aspirano alla parte di interessati saprofiti.
Quindi, in chiusura, non compreremo né leggeremo l’opera omnia del bambino predestinato proposta dalla Nazione. Non ci importa nulla né della Prima Comunione né della Cresima, né della vittoria alla Ruota della Fortuna di Mike Bongiorno. E neppure studiare a memoria le rapide vie percorse dal predestinato che ha raggiunto le vette della politica italiana passando come un tornado dalla poltrona di Presidente della Provincia di Firenze a sindaco del capoluogo toscano e poi segretario del Pd e infine Presidente del Consiglio.
Da Matteo Renzi ci aspettiamo che faccia il Primo Ministro e che provi a portare l’Italia fuori dalle secche. I monumenti al caro leader possono attendere, soprattutto per la sua salute. E, siccome sappiamo bene che il nostro premier non leggerà mai queste righe, ci permettiamo anche di dargli un consiglio: allontani da sé gli aspiranti agiografi e gli avanguardisti canterini. Si cresce meglio con qualche critica in più che con quintali di osanna racchiuse nei libri e nelle canzoncine del tipo “Facciamo un salto, battiam battiam le mani, ti salutiamo tutti insieme presidente Renzi". Evvai, Balilla!