La partita del Quirinale in attesa del nuovo presidente

30.01.2015 11:20

Se, per davvero, come pare, la tela tessuta da quel funambolico e imprevedibile Matteo Renzi porterà sul colle più alto di Roma Sergio Mattarella, il giovane premier potrà dire di aver (quasi) superato l’esame di laurea che ne ha fatto il più giovane presidente del Consiglio nella storia d’Italia. Il capolavoro tattico di Renzi ha un chiaro sconfitto: vale a dire Silvio Berlusconi, che fino ad un paio d’anni fa nessuno avrebbe immaginato che avrebbe incontrato sulla propria strada uno in grado di “fregarlo” utilizzando le sue stesse armi.

Pare che il nome del giudice della Corte Costituzionale non sia il frutto del famigerato patto del Nazareno sottoscritto dal pregiudicato di Arcore con lo spregiudicato Putto di Firenze. Se la ricostruzione è vera è una buona notizia in sé, ma è buona anche in prospettiva futura in quanto la stessa potrebbe essere il preludio del tramonto del Nazareno.  Quindi mentre Matteo Renzi si appresta a gustare il suo successo, Silvio Berlusconi ritaglia per sé la parte del marito cornuto e mazziato o dell’amante usato per una scappatella in motel. Nulla più di questo. Renzi ha utilizzato Berlusconi alla bisogna, gli ha fatto credere chissà ché, gli ha fatto approvare la riforma della legge elettorale al Senato, gli ha fatto credere che il nome del Quirinale sarebbe stato condiviso, poi al momento buono gli ha detto: questo è il nome, o così o Pomì. E, come ha evidenziato giustamente Umberto Bossi, Silvio Berlusconi ha perso su tutta la linea da “alleato” del presidente del Consiglio. Matteo Renzi trovandosi di fronte ad un bivio, ovvero dovendo scegliere tra il patto del Nazareno e il Pd, ha preferito scegliere l’unità del partito del quale è segretario.

Anche i 5Stelle, per la verità molto più chi li guida o teleguida, escono sconfitti  da questa complicatissima partita quirinalizia. Praticamente hanno sbagliato tutto. Se, per davvero, il loro intento era quello di sparigliare il gioco dovevano essere un po’ più lungimiranti e dare il nome del prescelto ben prima che  Renzi facesse il suo davanti all’assemblea dei grandi elettori del Pd. E gli unici nomi per davvero in grado di sparigliare i giochi erano i due più detestati (fino a ieri l’altro) dai grillini: Romano Prodi e Pierluigi Bersani. Ecco, solo loro potevano per davvero scompaginare i giochi molto borderline messi in scena da vero giocatore d’azzardo da Matteo Renzi. Invece l’essere arrivati con un nome più che degno come quello del giudice Ferdinando Imposimato ha significato andare incontro a sicura sconfitta, risultare marginali nei momenti più alti della vita democratica, e magari tornare sull’Aventino ma senza contare un granché.

Hanno, i grillini, sbagliato e alla grande la strategia. È vero, e va evidenziato a loro discolpa, che si sono fatti avanti chiedendo una rosa di nomi da sottoporre alla rete, ma dopo le sceneggiate messe in atto e gli insulti pressoché quotidiani contro Renzi e il Pd cosa si aspettavano? Braccia aperte, abbracci e baci? Ecco perché avendo chiaro da subito che il Pd non li avrebbe considerati, dovevano giocare d’anticipo. Questo non è stato fatto e spiace, anche perché la truppa dei Grillo boys è meno peggio di quello che appare all’esterno. Anzi, risulta che lavorano molto e poi si mangiano il capitale che spetterebbe loro con sbagli da dilettanti allo sbaraglio.

Adesso vedremo come si chiuderà questa partita di cui la cosa migliore è se sul Colle salirà per davvero Sergio Mattarella, un uomo della Prima Repubblica certamente, ma uno dei pochi  “hombre vertical” che hanno calcato la scena politica degli ultimi decenni e che ha camminato sempre a schiena dritta.  Non si può dire che sia un “uomo di Renzi”. I due, pare, si conoscono a malapena. E questo è un altro ottimo biglietto da visita per il successore di Giorgio Napolitano.


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