Iperbole

21.11.2015 06:35

Con le minacce della mafia non si scherza e quindi non scherziamo anche se almeno una recente intercettazione ha proprio il sapore di uno scherzo, o magari di uno scherno. Pare che due pseudo padrini del mandamento di Corleone, parlando tra loro al telefono abbiamo detto: “Se c’è l’accordo gli cafuddiamo (diamo, ndr) una botta in testa. Sono saliti grazie a noi. Angelino Alfano è un porco. Chi l’ha portato qua con i voti degli amici? E’ andato a finire là con Berlusconi e ora si sono dimenticati tutti. Dovrebbe fare la fine di Kennedy. D’accordo gli arrestati di Palermo, i  nuovi padrini di Corleone sono sei allevatori, quindi mafia rurale, la mafia che ha in Totò Riina l'inarrivabile mito. Ma paragonare Angelino Alfano a John Fitzgerald Kennedy, il presidente degli Stati Uniti ucciso a Dallas il 22 novembre 1963 pare eccessivo anche se a parlare sono due allevatori. Se proprio volevano minacciare Alfano attraverso una comparazione, avrebbero avuto a disposizione decine di nomi di servitori dello Stato eliminati da Cosa Nostra senza dover ricorrere a Kennedy. Ma tant’è, l’equazione è stata fatta e noi la registriamo. Comunque, almeno in questa occasione, il ministro dell’Interno si è dimostrato tutto d’un pezzo ed ha rilasciato una dichiarazione da hombre vertical: “La liberazione della mia terra, della terra di Sicilia da questi maledetti vale più della mia vita. Non è la prima volta che mi arrivano minacce, so bene che Riina e i suoi seguaci mafiosi corleonesi me l'hanno giurata per due motivi: il carcere duro e le leggi che abbiamo fatto approvare per il sistema normativo che avevo sostenuto nei confronti delle confische e dei sequestri patrimoniali ai loro soldi”. Solidarietà al siciliano Angelino Alfano è giunta da tutto il mondo della politica compresa dal suo personale nemico e canzonatore ad oltranza Matteo Salvini il quale si è affrettato a dire: “Solidarietà assoluta e doverosa a chi è minacciato dalla Mafia. Ma non cambio tuttavia idea sulla sua incapacità di gestire i problemi della sicurezza e dell'immigrazione”. Però torniamo all’inizio: con la mafia non si scherza, mai e in nessun modo e quindi non scherziamo. Auguriamo di cuore ad Angelino Alfano che un giorno lontanissimo, magari seduto su una comoda sedia a dondolo nel giardino della propria casa, possa raccontare ai suoi pronipoti questa cosa, senza tralasciare i ricordi di una vita:  “Che strana, miei cari nipoti è stata la mia via vita!  Per Silvio Berlusconi ero un uomo senza quid, per quel minchione di Matteo Renzi ero una specie di maggiordomo da utilizzare alla bisogna, per Matteo Salvini ero addirittura un cretino senza se e senza ma… Per i mafiosi invece ero un piccolo Kennedy. Facendo la media, sono finito casualmente per fare il Ministro dell’Interno. Minchia!”. Lunga vita ad Angelino Alfano, l’uomo che suo malgrado divenne un’iperbole…anzi un superlativo iperbolico. A sua insaputa.

 


contatori