Le primarie del Pd, la legge e le norme

06.03.2015 05:40

Non ha creato e non crea grande apprensione nel Pd né troppa indignazione nell’opinione pubblica il fatto che le primarie in Campania siano state vinte da Vincenzo De Luca, ex sindaco di Salerno, condannato in primo grado per abuso d'ufficio. A scanso di equivoci va ricordato che una condanna in primo grado non è una condanna definitiva, e che l’abuso d’ufficio senza danni patrimoniali come nel caso in specie è un reato abbastanza comune in chi amministra la cosa pubblica. Così come va rimarcato che la vicenda De Luca non può essere paragonata o equiparata a quella di Silvio Berlusconi anche lui decaduto dal Senato per la stessa legge, ma con una condanna definitiva per frode fiscale sul groppone.

Ciò che stupisce in questa storia è l’assoluta e ostentata nonchalance con la quale il Pd, il partito appunto di De Luca, affronta la questione della probabile decadenza dello stesso una volta che risultasse eletto governatore della Campania. La legge Severino non lascia margini di incertezza e quindi si può tranquillamente affermare la sicura decadenza dell’eletto. A meno che...  A meno che  i manovratori della politica già sappiano cose che sfuggono ai comuni mortali. Assoluzione in secondo grado per l’ex sindaco? O più probabile una modifica alla legge Severino?

Se il Pd per esempio decidesse di modificare la Severino, stiamo pur certi che troverebbe la strada, il modo e sarebbe sorretto da una grande fantasia per poterlo fare senza correre il rischio di farsi lapidare dalla piazza. Quando si tratta delle loro “desiderata” la fantasia non è mai venuta meno.

Intanto se ne parla, così, appunto con nonchalance ed en passant per vedere, per dirla alla Enzo Jannacci, di nascosto l’effetto che fa. Ne ha fatto cenno, per esempio, il sottosegretario Graziano Delrio: “De Luca è stato un ottimo sindaco, ma noi ovviamente abbiamo il compito di far rispettare la legge. Se poi si cambierà, questo lo deciderà il Parlamento". Una frase sibillina e ambigua, che si presta a tutte le interpretazioni, ma che non esclude a priori il non intervento sulla Severino. Anche Pier Luigi Bersani ha buttato lì il suo pensiero dalla trasmissione “Otto e mezzo” de La7: “Senza andare su norme ad personam, credo che sulla legge Severino occorra aprire una riflessione”.  Per l’ex segretario Dem il fatto che basti per la decadenza un solo grado di giudizio in relazione a certi  reati  è un elemento che potrebbe essere rivisto. E, naturalmente, i buoni propositi postumi, come si conviene in politica: “Semmai – ha specificato Pierluigi Bersani - dovremmo ripensare alle regole per le candidature alle primarie del Pd”. Campa cavallo, in un caso o nell’altro.

E il diretto interessato Vincenzo De Luca che dice? C’è una frase detta, pare, in risposta a Del Rio che suona più o meno così: “La legge Severino se la possono impacchettare con il fiocco e la carta argentata e metterla in frigo. A me non interessa niente”. Il quattro volte sindaco di Salerno, il già sottosegretario di Enrico Letta, deputato nella XIV e XV legislatura, tutta la trafila dal Pci, Psd, Ds e Pd  e adesso sfidante di Stefano Caldoro in Campania, tira dritto: “Il governo prenda atto del fatto che c’è un aspetto del provvedimento che è demenziale. Se fossi sospeso, farei ricorso al Tar un minuto dopo. Sono fiducioso che ci sarà un intervento entro maggio”.

Nel Pd, almeno in una parte del Pd, non  piace tutta questa tranquillità e il chiacchiericcio intono alla Severino. Per esempio Valeria Fedeli vicepresidente Pd del Senato in riferimento a De Luca attraverso un tweet ha sostenuto:Se sai che una legge ti impedisce di assumere una carica pubblica non candidarti è tua responsabilità, non solo delle regole”.

Come finirà? A maggio lo sapremo con certezza. Per intanto prendiamo atto che la legge è sempre uguale per tutti, ma per qualcuno è più uguale che per altri. E a volte,  quando c’è la politica di mezzo, la legge è più facile interpretarla che applicarla. E magari anche aggirarla.

 


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