I più ottimisti sostengono che la pacchia sia finita. Gli altri, quelli meno enfatici nel farsi abbindolare dai roboanti proclami, sono propensi a credere che se finisce la pacchia inizierà il bengodi. Apprendere che per i dipendenti di Camera e Senato scatterà la limatura dello stipendio in ossequio alla regola che prevede che nessuno nella pubblica amministrazione possa guadagnare più di 240 mila euro lordi l’anno (la paga del presidente della Repubblica) è di certo una notizia positiva. 
Il rovescio delle medaglia è scoprire che su 2400 dipendenti (si, 2400 dipendenti!!) 500 stanno sopra quella cifra. Ma, per dirla con un eufemismo, tutto sommato gli stipendi sono buoni per tutti, come riporta il settimanale Espresso: “Non potranno salire oltre i 240 mila euro l’anno per gli incarichi apicali (si dimezzeranno così quelli dei segretari generali, che finora erano di 478 mila euro l’anno), oltre i 172 mila euro per gli stenografi del Senato, i 166 mila per documentaristi, ragionieri e tecnici, 115 mila per i segretari di Montecitorio e i coadiutori di Palazzo Madama, 99 mila per i commessi”. E butta via anche i 99 mila euro l’anno di un barbiere (7.600 euro al mese) Quindi... scusate se è poco!
Il risparmio a partire dal 2018 sarebbe di circa 60 milioni per la Camera e 36 per il Senato. Ma al momento è in atto più di un contenzioso tra le rappresentanze sindacali che sono sul piede di guerra e l’amministrazione di Montecitorio anche se le speranze di invertire la rotta e tenersi questi stipendi da favola sono ridotte al lumicino. Ma, essendo in Italia, sappiamo bene che le vie del Signore sono infinite.
Adesso gli uomini in livrea un po’ frignano. Tuttavia un commesso con qualche decina d’anni di servizio continuerà a guadagnare più del presidente del Consiglio dei ministri. È pur vero che lavorare alla Camera e al Senato è più faticoso che raccogliere cotone in Alabama, ma se pacchia e bengodi stanno per finire i fortunati potranno sempre aggrapparsi a qualche albero della cuccagna per tenersi stretta la loro busta paga da sogno.
Eppure si odono in lontananza tetri lamenti. Ricorsi su ricorsi. Manca poco che li sentiremo intonare un gospel come facevano gli schiavi nelle piantagioni di cotone. Perché se la vita si fa dura i duri mica cedono. Frignano, e poi passano alla cassa. Siamo in Italia, bellezza. Dove il motto che più piace è l'espressione vernacolare napoletana chiagni e fotti!