La sintesi migliore l’ha fatta la senatrice 5Stelle Paola Taverna: “Sei un porco”. Che altro si poteva dire all’indirizzo di un senatore che mima un rapporto orale nei confronti di una collega? Porco, appunto, con tutto il rispetto verso il maiale. È successo ieri nell’aula del Senato che il senatore Lucio Barani ha appunto fatto quel gesto verso la senatrice 5Stelle Barbara Lezzi. Ovviamente il reo ha poi spiegato di essere stato frainteso. Ovviamente. Il padre costituente del gruppo Ala (quello di Denis Verdini, di cui è addirittura capogruppo e che sostiene ed è organico al governo Renzi) ha spiegato gesticolando che ha mimato il gesto di portare il microfono alla bocca per parlare. La colpa, semmai, è di quei senatori maliziosi che hanno equivocato.
Saranno mica dei sessisti repressi? Ci sarebbe di che vergognarsi a vita, ma per provare vergogna bisognerebbe avere in dote quel minimo di dignità di cui tutte le persone normali dovrebbero essere dotate. Pretendere questo da Barani è troppo? Neppure il clima particolarmente acceso del dibattito e il fatto che Camera e Senato siano sovente teatri di gesti stupidi, magari sessisti, insulti e anche qualche spintone di troppo, può giustificare la mimica del senatore toscano. E neppure il fatto che in altre occasioni gesti altrettanto stupidi furono fatti da un “grillino” contro deputate del Pd. Non avrebbe cambiato la sostanza e la stupidità dell’azione ma se Barani al posto di sparlare di microfono si fosse alzato a chiedere scusa alla Lezzi, all’Aula e alle donne in generale, forse faceva la cosa più sensata. Ma anche qui la stessa domanda: è pretendere troppo? Ieri sono stati tutti concordi nel definire il gesto come inqualificabile a partire dal presidente Grasso, per passare da Maria Elena Boschi (“Inqualificabile, non si possono consentire stupidate del genere. Tanto più qua”) a colei che è stata vittima delle attenzioni del padre costituente: “Il suo era un gesto eloquente riferito a una donna. Chieda scusa in quanto uomo”. Ma chi è questo Lucio Barani, medico chirurgo? Andando per sintesi si potrebbe dire che è un residuato bellico della Prima Repubblica, che ha transitato la politica avendo solo grandissimi amori. Il primo fu per la buonanima di Bettino Craxi al quale dedicò pure una statua nel comune di Aulla del quale era sindaco con la scritta sul basamento che recita: “Bettino Craxi - Statista, esule e martire”. Fu poi la volta dell’amore viscerale per Silvio Berlusconi e poi, infine, la cotta amorosa per Denis Verdini. Come dire? Invertendo l’ordine dei fattori il risultato non cambia: cambiano semmai gli amori, ma restano i lauti scranni. Che poi sarebbero anche il male minore se solo gli scranni ospitassero un sedere il cui proprietario sapesse fare dell’ironia vera e non quella a buon mercato alla film di Pierino di Alvaro Vitali. Come finirò adesso la commedia portata in scena dal senatore? Lunedì si riunirà l’Ufficio di presidenza per valutare il caso anche con l’ausilio dei filmati. Barani rischia dal semplice richiamo all'interdizione, non superiore ai 10 giorni, dai lavori d'Assemblea. Vedremo. In Aula il presidente Pietro Grasso ha detto voce da tenore: “Cosa volete, la testa del senatore Barani?”. No, per carità, in fondo il senatore dei grandi amori è stato solo frainteso. Possibile che nessuno capisca la differenza tra il mimare il microfono vicino alla bocca e il rapporto orale? Suvvia, Grasso, non facciamola troppo lunga. Lunedì basta una pacca sulla spalla e la frase: “Vai figliolo, e non peccare più”. E lascia perdere i microfoni.