Forme, riforme e genuflessioni

11.07.2014 06:00

La ministra Maria Elena Boschi chiede di essere giudicata per le riforme e non per le sue forme. Richiesta legittima e giustissima. Per le belle donne che fanno politica é difficile farsi accettare per le proprie capacità e scansare commenti idioti e spesso beceri. Quindi se possiamo condividere l’appello della giovane Boschi, non possiamo non notare che le riforme che lei porta avanti non in proprio ma in nome, per conto e per disposizione del premier Matteo Renzi sono tutt' altro che da prendere a scatola chiusa. Quindi la giudichiamo per le riforme, ammesso che sia ancora lecito giudicare e criticare.

Purtroppo la riforma in atto in questi giorni al Senato sta avvenendo in un clima di totale asservimento al premier: tra i media e i politici è tutta una gara a giocare a chi è più renziano di Renzi. Succede spesso soprattutto in una nazione che ha come sport nazionale non il calcio , ma il salto... Si, il salto sul carro del vincitore.

Naturalmente non contestiamo a Renzi il diritto di mettere in pratica le sue idee, peraltro annunciate. Renzi ha vinto tutte le competizioni alle quali ha partecipato nell'ultimo anno e mezzo. Ciò non lo esime però dal restare tra i binari del confronto, dal rispettare le altrui idee e soprattutto di restare ben ancorato nell'alveo della democrazia. Questo sta avvenendo? Ad occhio e croce pare di no. Chi dissente, come Corradino Mineo, viene rimosso e gli altri sottoposti a una specie di stalking da parte dei tanti che si sentono più monarca del re.

Tutto questo avviene nella pressoché totale indifferenza della gente la quale è abituata a formarsi i propri convincimenti affidandosi ai dispacci delle moderne e varie “Istituto Luce” di mussoliniana memoria presenti sul territorio italiano. A questo va aggiunta la grandissima capacità di comunicare e di essere piacione di Matteo Renzi al cui confronto Silvio Berlusconi sembra al massimo un aspirante stregone. C'è chi dice, non senza un fondo di verità, che Matteo Renzi sarebbe capace di vendere un congelatore anche al Polo Nord. Quindi, tutto si spiega.

In questo tripudio di consensi, di salti sul carro, di venerazione mistica cosa resta di chi non vuole soccorrere il vincitore ASSOLUTO. La rivitalizzata Lega di Matteo Salvini, che poteva rappresentare un argine al totalitarismo imperante, porta avanti le riforme di Renzi mandato in commissione affari costituzionali la sua punta di diamante Roberto Calderoli, l'unico big (Bossi, poverino, non conta più una mazza ed è evitato dai suoi come un appestato) rimasto in parlamento dopo la rivoluzione delle scope di Roberto Maroni. Se la Lega non decide per un netto stop, sarà naturalmente complice di fatti e misfatti. Sel si è ancora spaccata attratta anch'essa dalle sirene renziane. Perfino l'antica icona della sinistra (al cachemire ) Fausto Bertinotti ha ormai dichiarato che la sinistra ha fallito ed è giunta l'ora di ammainare le bandiere e dirsi convintamente sconfitti. Per lui, per l'affabulatore sub comandante Fausto, tutto sommato è facile. Il suo buen retiro è dorato tra vitalizi, auto con scorta e autista nonché  ufficio di rappresentanza alla Camera. Per chi ha seguito la sinistra ed ha guardato ai suoi rissosi e un po' bizzosi leader con speranza, il suggerito ammaina bandiera è esercizio più doloroso.

Cosa resta quindi dall' altra parte del vasto impero renziano? Forse i 5Stelle. Si, forse, solo forse. Perché le ultime uscite e anche il loro inchinarsi di fronte al dileggio pur di farsi vedere in streaming a disquisire di riforme ne ha fortemente minato la già non eccelsa credibilità. L' umiliazione cui sono stati sottoposti dalla richiesta di sottoscrivere i dieci comandamenti imposti loro da Mosè/Renzi è un incrocio tra il comico e il grottesco. Le marce e le retromarce di Beppe Grillo e dei grillini fanno più tenerezza che arrabbiare.

Eppure, volendo conservare un briciolo di speranza e non genuflettersi di fronte a Giove, forse al momento l'unica forza non assoggettata resta la truppa dei Grillo boys. In qualche modo lo riconosce anche il già citato sub comandante Fausto Bertinotti il quale tra una cena, un salotto e un concionare con il sorriso ammaliante da vecchio (ex) comunista ha trovato il modo di affermare: "La sinistra è morta. Non c’è più sinistra o destra. Ora è l'alto contro il basso. È il tempo della post democrazia. Il mio consiglio? Chiudere le sezioni di partito, abbassare il vessillo. Gli esclusi non votano più a sinistra, ma Beppe Grillo e questo è una fortuna per l’Italia. In Francia votano Le Pen. L'unica salvezza può arrivare dalle piazze, è  lì che si costruisce un sentimento che forma una comunità". Sarà così? Così parlo il salottiero Fausto.

Come e quale potrà essere il nostro futuro è presto per dirlo. Forse, e ritorna il forse, sarà meno complesso e anche più libero di quello che appare dalla bozza di riforma seguita per conto terzi da Maria Elena Boschi. La quale non deve dolersi del fatto di essere una bella ragazza e anche ammirata, semmai si dolga di fare spesso la prima della classe senza nemmeno avere un dieci in pagella.