Fiducia

29.04.2015 05:42

Quando la presidente (presidenta? presidentessa?) della camera Laura Boldrini con voce impostata alla Andrea Bocelli ha richiamato all’ordine l’Aula la prima immagine che è venuta in mente è stata quella di una classe terza elementare che non vuole saperne di finire l’intervallo. Quel suo “deputati lasciate parlare la ministra” (ministra, qui l'identità di genere è salvo) in mezzo ad una selva di fischi, urla e schiamazzi è apparso perfino un po’ patetico. Retorico. Certo, la ministra aveva tutto il diritto di esporre il pensiero del Governo, ma l’Aula magari senza troppi epiteti e frasi irripetibili aveva il dovere di contestare l’annuncio della fiducia chiesta dal Governo sulla legge elettorale. Chi scrive questa nota è propenso a credere che la legge – bruttissima – passerà. Gli unici che potrebbero impedirlo sono i deputati delle minoranza del Pd – un tempo un centinaio – oggi ridotti ad una miseria. Ma non lo faranno. Neppure di fronte ai precedenti della Storia. La fiducia sulla legge elettorale la chiese infatti una prima volta il governo a guida Benito Mussolini nel 1923 per l'approvazione della legge Acerbo che consacrò poi l'ascesa al potere del partito nazionale fascista e successivamente nel 1953 quando il governo a guida Dc fece approvare la cosiddetta legge truffa. Ora nessun paragone, certo, ma i precedenti non lasciano ben sperare. Ha buon gioco Matteo Renzi a sfidare l’Aula: “Ci prendiamo la nostra responsabilità, mi mandino a casa se vogliono”. Già, c’è qualcuno che vuole per davvero mandare a casa il primo ministro? A parte la facciata delle opposizioni, sono troppi quelli che fremono per restare. Vincere alla lotteria è difficilissimo, chi ha il biglietto vincente se lo tiene stretto. E chi se frega dei precedenti storici. A molti deputati non solo non importa nulla della Storia, pare non importare nulla nemmeno del presente compreso quello di perdere la faccia. Meglio, molto meglio sono i deputati che da subito si sono schierati (magari per comodo) per questa legge. Gli altri, i finti oppositori, hanno provato a recitare la parte in commedia. Vediamo se troveranno un barlume di buon senso. Il coraggio no, non pretendiamo troppo. Perché come cantava Pierangelo Bertoli nella canzone  Voglia di libertà “È facile parlare ma il coraggio se non l'hai dentro non lo puoi trovare, non è come un pezzetto di formaggio che quando hai voglia te lo puoi comprare”.


 


counter strike