Fiaba

18.09.2015 06:04

Ogni tanto è bello poter raccontare una storia dal sapore deamicisiano, soprattutto quando il finale della stessa assomiglia ad una favola. Sì, proprio una favola di quelle che cominciano con: “C’era una volta”. Dunque: c’era una volta una pseudo giornalista ungherese di nome Petra Laszlo che un giorno mentre svolgeva il proprio lavoro di cronista pensò bene di sgambettare e prendere a calci alcuni profughi in fuga per poi riprendere il volto del bambino caduto e lo sguardo incredulo dal papà che lo teneva in braccio. Le lacrime del bimbo e lo sguardo attonito del genitore hanno fatto il giro del mondo, mentre la ripresa di Petra, peraltro una mamma, è andata a sbattere contro il licenziamento in tronco deciso dall’emittente per la quale lavorava. Se l’insano gesto ha regalato a Petra Laszlo il suo quarto d’ora di celebrità, e che celebrità!, molta di più ne ha regalata alle due vittime della cronista: il rifugiato siriano Osama Abdul Mohsen e il figlio Zaid di sette anni che fortunatamente hanno poi raggiunto la Germania. L’immagine che ha fatto indignare il mondo non è sfuggita a Angel Galan, presidente della scuola di allenatori spagnola Cenafe, che ha offerto al signor Abdul Mohsen la possibilità di insegnare calcio agli aspiranti mister spagnoli. E già perché quell’uomo disperato in fuga, finito per incrociare la gamba alzata nel più becero, violento e inutilmente falloso dei tackle, prima che la Siria divenissi quell’inferno martoriato dalla guerra che conosciamo, era il tecnico dell’Al-Fotuwa, squadra due volte campione nazionale, una squadra di serie A che non sarà certo la seria A di casa nostra, ma comunque Abdul era un uomo libero che viveva del suo lavoro sul campo di calcio. Ecco: il finale bello di questa fiaba sta tutto qui. Prima il terrore, la fuga, il disprezzo, le lacrime e poi Madrid, il signor Galan e quella scuola a pochi passi dalla capitale spagnola. E il cattivo di questa fiaba che fine ha fatto? Petra Laszlo, come è detto, è stata licenziata non prima di aver fornito la sua versione dei fatti: “Mi dispiace per quello che è successo, non sono una persona razzista e senza cuore. Non merito le minacce di morte che sto ricevendo. Sono anch'io una madre, ormai disoccupata, di bambini piccoli. In preda al panico ho preso una decisione sbagliata”. Basterà questo per riportare la giovane mamma Petra in una storia in cui lei non abbia la parte dell’Orco più stupido che cattivo? Chissà. Può essere che lavorando per un Tv considerata di destra, Petra abbia voluto strafare: ovvero non solo riprendere i disperati in fuga, ma fare qualcosa di eclatante per compiacere i capi servizio. Se così fosse a Petra Laszlo calzerebbe a pennello una definizione del grande Enzo Biagi, lui sì un giornalista, il quale diceva spesso: “È già triste essere sciocchi in proprio, figuriamoci per conto terzi”. Comunque adesso Petra avrà tempo per meditare, mentre Zaid e il papà potranno vivere in pace la loro fiaba e cercheranno di dimenticare in fretta anche il suo gesto che definire spregevole è anche un complimento. 


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