Fare del bene fa bene. Anche sotto casa
27.03.2015 05:25
Ricordiamo tutti bene la storia di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli le due cooperanti italiane rapite in Siria nel luglio 2014. Ricordiamo bene le loro fotografie, prima da ragazze sorridenti e poi incorniciate dentro uno chador nero con un cartello in mano e una data: 17/12/2014. Immagini eloquenti e tragiche in grado di scatenare un’ondata di commozione in Italia e nel mondo. Ricordiamo bene i giorni del loro rilascio e del loro ritorno in patria datato 16 gennaio 2015. Ricordiamo bene l’atterraggio all’aeroporto militare di Ciampino dove ad attenderle c’era il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
Ricordiamo bene la grande festa nei loro paesi d’origine, la gioia dei genitori, gli abbracci degli amici, gli evviva di molti italiani e naturalmente l’orgoglio del governo per averle riportate a casa. Ma ricordiamo bene anche le immense polemiche che si scatenarono soprattutto sui social network per l’imprudenza – figlia forse della loro giovane età - commessa dalle due volontarie italiane. Sì, tante polemiche al loro ritorno. Polemiche accompagnate anche da qualche trivialità giunta non solo dagli anonimi internauti, ma anche da ben conosciute autorità dello Stato, su cui per amor di Patria – nel senso dell’amore verso la nostra povera Patria - stendiamo un velo pietoso.
Pur senza avere la prova è presumibile che l’Italia abbia pagato per loro un forte riscatto. Ovviamente non c’è la prova perché queste cose avvengono tramite lo spostamento di capitali che sono da sempre a disposizione per operazioni segrete di intelligence. Si ipotizzò allora che l’Italia pagò 12 milioni di euro ai rapitori. Questa cifra appare del tutto verosimile.
Questa lunga premessa serve per arrivare all’attualità. È di questi giorni, cioè a circa due mesi dal loro ritorno a casa, che Vanessa e Greta sono tornate alla ribalta della cronaca. Seppur con una smentita da parte di un familiare a pubblicazione avvenuta pare che Vanessa Marzullo, in un colloquio con un giornalista di Repubblica, abbia affermato: “Appena potremo, non so ancora quando, se ci sarà ancora bisogno, e purtroppo è così, in Siria potremmo anche tornarci”. L’affermazione riportata dal giornale, smentita come si diceva da un familiare mentre è provato l’incontro tra Vanessa e il giornalista che ha scritto l’articolo ha scatenato un’iradiddìo soprattutto in quella parte politica più propensa a scartare e condannare a priori tutto ciò che non è l’orticello di casa.
Di fronte alla dichiarazione della ragazza ha avuto buon gioco Matteo Salvini a dichiarare (e a raccogliere molto consenso in rete): “Facciano volontariato sotto casa o firmino una liberatoria affinché gli italiani non paghino un centesimo. E facciano il biglietto di sola andata”. In contemporanea è arrivata anche la presa di posizione di Giorgia Meloni (Fdi): “Prima restituiscano agli italiani tutti i soldi che lo Stato ha speso per loro”.
Ragionando di pancia possiamo dire che Salvini e Meloni hanno colto nel segno, interpretando e raccogliendo attorno ai loro pensieri quell’Italia perennemente in bilico tra egoismo, paure e voglia di alzare steccati. Paure che sono alimentate ogni giorno dai tragici fatti della cronaca quotidiana.
Forse si tratta di pensieri e atteggiamenti da non condividere, ma da comprendere certamente sì. Nessuno vuol nascondersi dietro al facile paravento del “prima noi e i nostri poveri”. Ma nessuno può accettare che il volontariato e l’amore verso il prossimo possa essere messo in pratica solo al di là dei nostri confini. Non ha senso dividere “noi” da “loro”. Ma, se ci è concesso, non ha senso pensare che esistano solo “loro”.
Sono perfettamente consapevole che il discorso è complesso e scivoloso, ma non ho mai amato la carità pelosa e soprattutto non ho mai ammirato chi la manifesta attraverso vetrine prestigiose e al ritorno in Patria magari si pavoneggia per essere stato nei teatri di guerra ecc. ecc.
Non penso in questo a Vanessa e Greta per le quali ho provato gioia nel vederle tornare a casa. Ma se davvero hanno manifestato l’intenzione di tornare in Siria sono state precipitose e anche irrispettose del sentimento che la loro storia ha provocato in quegli italiani che provano a ragione con la testa, andando magari contro corrente.
Non so cosa faranno adesso Vanessa e Greta. Se il loro altruismo troverà sbocchi solo lontano dall’Italia. Sarebbe bello vederle impegnate - magari solo per un po' - anche da noi. Magari attraverso gesti piccolissimi, come aiutare una persona anziana a fare la spesa oppure accompagnarla per una passeggiata togliendola così un paio d’ore da una qualsiasi Casa di riposo.
La carità non ha né colori né confini. Non si pesa né si manifesta troppo apertamente. È più una questione dell’anima. Mentre la voglia di essere protagonisti mal si concilia con lo stare dalla parte degli ultimi. Ed è bene mai dimenticare che anche gli ultimi non hanno confini. Ci sono in Siria, ma ci sono anche molto più vicino a noi. Basta aprire gli occhi appena varcato l’uscio di casa.