Mentre l’Italia arranca come una vecchia locomotiva a vapore alle prese con una ripida salita, l’italica fantasia prende il sopravvento attraverso la faccia tosta di alcuni rappresentanti del popolo. Il tutto succede un giorno al Senato della Repubblica dove quattro senatori del Nuovo Centro Destra - due uomini e due donne - hanno una pensata geniale che la dice lunga sul senso civico che li ha portati a Palazzo Madama. Ecco, in sintesi, il succo della genialata: proviamo ad estendere il vitalizio anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura. Non si pensi ad uno scherzo. I quattro dell’Ave Maria, hanno preso carta e penna, magari coadiuvati nella gran fatica di scrivere dai rispettivi portaborse, per proporre un ordine del giorno attraverso il quale garantirsi e garantire agli altri soci della combriccola, il vitalizio (la pensione) vita natural durante anche nel caso in cui non avessero raggiunto i cinque (dicasi cinque) anni di attività legislativa. 
I furbi peones dello scranno, scaltri come faine e affamati come lupi, probabilmente hanno sentito odore di fine legislatura e allora hanno partorito un arzigogolo in grado di mettere al riparo il futuro tenuto conto che il loro ritorno in parlamento sarebbe stato più improbabile del trovare un venditore di coca-cola nel bel mezzo del Sahara.
Quindi senza il minimo pudore hanno predisposto un ordine del giorno con la speranza di proporlo all’Aula per il voto. Eccolo: “Tenuto conto dello stato dell’esame ormai in fase avanzata, della riforma della Costituzione volta al superamento del bicameralismo paritario ed in particolare della struttura e dei compiti che assumerà il nuovo Senato delle autonomie i sottoscritti senatori chiedono al collegio dei questori e all’ufficio di presidenza di valutare l’opportunità di consentire in via eccezionale e straordinaria, con una norma di natura transitoria, la possibilità per i parlamentari in caso di scioglimento anticipato della legislatura XVII di versare i contributi necessari per il completamento del quinquennio”. Capita la furbata? I rappresentanti del popolo proponevano di versare quattro soldi pur di garantirsi il lauto e perenne vitalizio.
Giova ricordare che in fatto di pensione i parlamentari già godono di privilegi considerevoli e inimmaginabili per un comune mortale. Infatti la norma che regola l’assegnazione del vitalizio è così regolata: “Il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo: l'ex parlamentare ha infatti diritto a ricevere la pensione a condizione di avere svolto il mandato parlamentare per almeno 5 anni e di aver compiuto 65 anni di età. Per ogni anno di mandato oltre il quinto, il requisito anagrafico è diminuito di un anno sino al minimo inderogabile di 60 anni”.
Evidentemente il timore di non finire la legislatura ha armato la fantasia dei prodi cavalieri senza macchia e senza peccato emuli del più conosciuto e anche un po’ bizzarro Antonio Razzi che nella parodia di Maurizio Crozza ogni tre per due sostiene: “Fatti li cazzi tua, pensa al vitalizio”.
Quando tutto pareva andare per meglio eccoti l’incidente di percorso. Purtroppo per loro alcuni senatori del movimento 5Stelle se ne sono accorti e hanno denunciato il fatto. I valorosi combattenti del privilegio sono stati così costretti a fare retromarcia che è stata accompagnata dall’immancabile (e un po’ comica) scomunica del loro capogruppo Gaetano Quagliariello il quale si è affrettato a dire: “E’ stata un’iniziativa del tutto individuale e non coordinata con il gruppo”.
Ma pensa te! Per colpa di quattro discoli si è corso il rischio di sistemare un gran numero di senatori alla prima legislatura. Perché, è quasi certo, che se l’ordine del giorno fosse arrivato in Aula avrebbe rinsaldato le celeberrime larghissime intese del magna magna.
Perché la storia, in sostanza, è sempre racchiusa in una celeberrima battuta di Totò: “A proposito di politica, non ci sarebbe qualcosa da mangiare?”
Già, dimenticavo ecco il nome dei quattro cavalieri: Giuseppe Esposito, Pietro Langella, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi. Due uomini e due donne, perché, come scrive Massimo Gramellini “anche la faccia tosta ha diritto alle quote rosa”.