#Escile
23.01.2016 06:26
#Escile, se si toglie l’hashtag resta l’imperativo. E le parti da far uscire, nel senso di metterle fuori sono il seno e i glutei, quasi tutti femminili naturalmente. #Escile, per chi non lo sapesse, è quella specie di sfida abbastanza osé messa in atto da studenti del Politecnico di Milano, della Bocconi, della Statale e della Cattolica. Lo scopo? Quello di “catturare” studenti per i propri atenei.
In un primo tempo le foto delle leggiadre fanciulle piuttosto prosperose hanno trovato accoglienza su Spotted, le bacheche social degli atenei e poi sono scivolate sui social network con una vera e propria esplosione su Facebook. In sostanza le “inserzioniste” hanno usato poppe e chiappe come una bacheca scrivendoci sopra il nome della propria facoltà. E se qualcuno ha trovato o trova questo modo di comunicare di cattivo gusto ecco la risposta di una protagonista in déshabillé: “Fatevi una risata”. Ottimo consiglio, soprattutto quando a monte ne esistono i presupposti. La risposta migliore in assoluto a questa iniziativa che è soprattutto un’inutile esposizione del corpo femminile è arrivata dalla Sicilia, precisamente dall’Ateneo di Palermo, dove gli studenti hanno copiato l’iniziativa ma a modo loro. Ed ecco comparire le foto degli studenti vestiti di tutto punto con un libro in mano: libri di architettura, di arte e di ingegneria… Il tutto accompagnato dalla scritta: “Escilo... il libro e studia”. Sono bacchettoni da sacrestia gli studenti siciliani? Non hanno il senso dell’umorismo? Non sanno comunicare? Ognuno la pensi come vuole, e si gusti le immagini come meglio crede e valuti secondo gusto personale l’iniziativa lombarda. Fatto salvo il principio che ognuno del proprio corpo e della propria immagine ne fa l’uso che ritiene, l’iniziativa di Milano non fa che confermare che la strada per la completa emancipazione della donna, che tutti i giorni lotta con le unghie e con i denti per avere ciò che ad altri è invece dovuto, è ancora molto lunga. Accettiamo pure il consiglio della studentessa e ridiamo. Ridiamo di cosa? Del fatto che i maggiori danni al percorso dell’emancipazione e della tutela dei diritti delle donne sono fatti dalle donne stesse? Chi scrive questa Nota è un appassionato di fotografia e sicuramente non bacchettone. Di fronte ad uno scatto artistico di un nudo femminile si può restare incantato come di fronte ad un Picasso. Eppure, quegli scatti volutamente osé, non piacciono. Non per gli scatti in sé o per ciò che mostrano, ma solo per il mercato che con quegli scatti viene fatto. Si prova a vendere un “prodotto” avendo come veicolo pubblicitario un paio di tette di buona taglia. Certo se un’Università deve ricorrere alle tette per acchiappare studenti faccia una scelta netta: si butti direttamente su Youporn. Almeno lì è tutto esplicito e c’è anche più spazio sul corpo per scrivere gli eventuali consigli per gli acquisti. Pardon, per l’Università, ovvero il tempio del sapere. O del mostrare? #ritirale.