Ei fu

21.06.2015 06:58

Il primo a finire sotto i colpi della ruspa di Matteo Salvini non è stato né un campo rom né un immigrato. Metaforicamente la prima vittima è stato il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi. Il congresso leghista, rigorosamente a porte chiuse, ha sancito ufficialmente la fine del leader del Carroccio dopo che già era stato messo ai margini a partire dalle ramazze di Roberto Maroni. È davvero triste il destino che i figli hanno riservato a questo padre – ruvido, dai modi spicci, lunatico e a volte triviale – ma pur sempre osannato come un dio celtico da migliaia e migliaia di militanti e da tutto il vertice del movimento fino a un paio di anni or sono. Poi, improvvisamente, qualcosa si è rotto. Matteo Salvini ha vinto il congresso del 2013  con 82% dei voti mentre Umberto Bossi ha raccolto solo un misero 18%. I primi a passare armi e bagagli con Salvini sono stati naturalmente i capi del movimento. Esattamente quelli che fino a pochi giorni prima si sperticavano le mani e tessevano lodi anche imbarazzanti in favore del vecchio leone ferito. Ormai tutto questo è acqua passata. Adesso la Lega con il congresso di Milano di sabato 20 giugno ha tolto ancora quel po’ di potere che aveva riservato a Bossi nominandolo presidente a vita. Resterà presidente, praticamente senza poteri. Gli hanno dato una sorta di zuccherino che pare non piaccia troppo al senatur, una cosa assolutamente simbolica. Il congresso ha sancito una verità inconfutabile: è in atto uno scontro certamente generazionale, ma soprattutto politico. Quella Lega nata da una genialata di Umberto Bossi, non c’è più. Sparita dai radar, cancellata. Salvini vuole fare un partito nazionale sul modello Le Pen in Francia, Umberto Bossi pensa sempre e solo al Nord. A quel Nord che anche il senatur ha dimenticato per troppi anni perché finito nelle spire di quel serpente a sonagli di Silvio Berlusconi. Ovviamente, però, anche se il Nord con la Lega presente a Roma e con tanti deputati e senatori e una marea di amministratori locali  ha portato a caso meno delle briciole di ciò che voleva, almeno aveva i suoi totem “nordisti”: dalla sacra ampolla dell’acqua del padre Po, al sogno dell’indipendenza. Forse era poco, ma ai militanti bastava. Adesso quella Lega è morta e al senatur non piace quello che sta venendo fuori. Ma ormai la Lega è Matteo Salvini e si farà ciò che vuole Matteo Salvini che dal Nord proverà a sbarcare al Sud cambiando felpa e slogan ad ogni regione. Umberto Bossi ormai è solo dopo essersi circondato da figuri che era meglio non avesse mai incontrato e da qualche figlio famiglio che avrebbe fatto meglio a mandare da subito a zappare la terra e non in Regione. Povero Umberto. Detronizzato e messo all’angolo, come un ferro vecchio qualsiasi. In fondo l’ampolla ha lasciato il posto alla ruspa e quindi non c’è partita. E poi la politica non è fatta di sentimenti, ma di opportunisti e di opportunismi che non mancano neppure sotto il Sole delle Alpi.


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