Quello che non era riuscito a Silvio Berlusconi e prima ancora alla P2 di Licio Gelli, il venerabile scomparso nei giorni scorsi, è riuscito senza colpo ferire a Matteo Renzi. Avere una Rai al proprio servizio che facesse apologia del leader al posto dell’informazione è stato da sempre il sogno di ogni politico assurto a ruoli di comando, ma il sogno è sempre rimasto tale.
A trasformare il sogno in realtà ci ha pensato il primo ministro con la recente riforma della Tv di Stato. A lanciare l’allarme è stato Enrico Mentana dal suo Tg de La7. Diciamo che quella del Chicco nazionale è stata una delle pochissime voci chiare e limpide che non hanno avuto il timore di dire la verità di fronte ad un’occupazione della Rai che grida vendetta. Ha spiegato Mentana: “Con questa riforma torniamo a prima del 1975, a una Rai che dipende dall'esecutivo. La fonte di legittimazione del Cda è la commissione di Vigilanza, ma soprattutto l'amministratore delegato con pieni poteri è Palazzo Chigi. Questa riforma schiaccia ancora di più l'emittente pubblica sotto il peso del potere politico, legandola al Governo. E la dipendenza è rafforzata anche dal Canone, che verrà rastrellato inserendolo in bolletta una misura che crea una chiara distorsione del mercato”. Se tutto sommato l’inserimento in bolletta del canone era stato accolto positivamente dagli italiani che il canone lo pagano da sempre, la riforma dell’emittente pubblica e del suo controllo politico è passata secondo costume sottogamba anche se non si tratta di una questione di lana caprina. Da adesso in poi possiamo dire che la Rai da (forse) servizio pubblico diventa la Rai al servizio del governo. E in questo momento al governo c’è Matteo Renzi al quale non dispiace affatto una Rai che lo lodi in modo sperticato. Non sarà il caso di gridare al golpe, ma quando l’informazione è obbligatoriamente asservita al potere, il potere può fare tutto ciò che gli passa per la testa senza nemmeno provare il fastidio che l’informazione libera può dare. Diciamola tutta: non che la Rai di adesso fosse da portare ad esempio per imparzialità e pluralismo, ma quantomeno con qualche equilibrismo la Tv cantava a più voci anche quando il direttore del coro cercava di indirizzarne la musica. D’ora in poi, vedrete, in Rai tutti diventeranno direttori d’orchestra e faranno a gara a suonare una soave nenia tutta propensa a magnificare le magnificenza del premier. Sono finiti i tempi della Rai di cui la pubblicità diceva: di tutto di più? Temiamo che presto torni in palinsesto “90° minuto” con una piccola modifica al titolo: “Tutto Renzi, minuto per minuto”.
Comunque vada… Buon Natale e buon anno nuovo!
La Nota si concede un po’ di ferie…
Arrivederci al 7 gennaio