Consulta
11.12.2015 06:24
Forse sarà perché a Natale siamo tutti più buoni che il presidente della repubblica Sergio Mattarella si è limitato a richiamare il parlamento ai suoi doveri al posti di prendere letteralmente a legnate i parlamentari. Parlamentari i quali, in barba ad ogni logica, hanno pensato bene di regalarsi un ponte dell’Immacolata lungo una decina di giorni, esattamente da venerdì 4 dicembre fino a lunedì 14 e chi si è visto si è visto. Eppure, visto l’andazzo, altro che legnate si sarebbero meritati questi signori usi a trasformare in farsa anche le cose più serie e vitali per il Paese.
Tra queste, e di qui il richiamo presidenziale, c’è l’annosa e penosa vicenda dell’elezione dei giudici della Consulta che dopo 29 votazioni e grazie ai veti incrociati dei rappresentanti del popolo è ad un punto morto. Il presidente si è limitato a dire: “In passato si è verificato qualche caso di lungo ritardo nell'elezione di giudici della Corte, ma si trattava di sostituire un solo giudice. Questa volta ne vanno eletti tre e il problema è molto più serio; e più grave. La mancanza di tre giudici incide molto sulla funzionalità della Corte Costituzionale e questo vuoto non può continuare. La mancanza di oltre la metà dei giudici di una componente altera l'equilibrio voluto dai Costituenti e questa condizione aggiunge un ulteriore aspetto di gravità allo stallo che si registra. Non si tratta di impoverimento del Parlamento, ma ogni passaggio a vuoto incide negativamente sulla sua autorevolezza e sulla valutazione della sua capacità di funzionamento”. Ovviamente il richiamo cadrà nel vuoto. Perché se lor signori avessero manifestato un po’ più di senso di responsabilità i cinque giudici dell’Alta Corte a quest’ora sarebbero già stati eletti. La Corte com’è noto, nel sistema politico italiano, è un organo di garanzia costituzionale a cui è demandato il compito di giudicare la legittimità degli atti dello Stato e delle Regioni ed i suoi membri devono o dovrebbero essere al di sopra di ogni pur minimo sospetto di avere una targhetta al bavero della giacca. Tutti, quindi, rivendicano la loro autonomia, la loro specchiata condotta morale, la loro equidistanza dai partiti salvo poi provare a mettere cappello sulle loro teste. E così se passa Caio deve passare pure Tizio al quale Sempronio deve fare da contraltare. Insomma la nomina dei giudici è diventata una complicatissima partita a scacchi la cui fine ancora non si intravede. Niente, niente da fare. I deputati sono lesti a votare solo quando si danno le ferie, stabiliscono i loro compensi o si spartiscono 45 milioni di euro di rimborso elettorali come è stato fatto nei giorni scorsi. In quei frangenti non hanno tentennamenti. Si vota compatti, oh se si vota! Il resto sono cosucce…E tra queste, ovviamente, la nomina dei giudici della Consulta. Sarà buona la trentesima votazione? Chissà, purché non finisca come con Giuda e suoi trenta denari.