Siamo naturalmente consapevoli che parlare del Partito Comunista e del suo leader maxino Marco Rizzo può suscitare lo stesso interesse della vita sessuale delle formiche rosse. Eppure corriamo volentieri il rischio perché la notizia che sembra arrivare direttamente dal Politburo di Iosif Vissarionovič Stalin, è così ghiotta e incredibilmente ilare, da far sbellicare dalle risa. Quindi, perché perderla?
Ebbene, cosa hanno pensato i Comunisti nostrani? Hanno predisposto un regolamento per l’uso dei social network e lo hanno messo bene in evidenza sul loro sito. A capire il tutto basta l’incipit del regolamento: “La natura dei social network spinge oggettivamente all'individualismo e alle peggiori performance di protagonismo. Serve quindi regolamentare il loro uso, seguendo le ispirazioni della dottrina leninista dell'organizzazione”. Di qui in avanti è tutto un codicillo di divieti, tutto un unico niet! Riportiamo alcuni di questi punti, quelli che sono così singolari che risulterebbero eccessivi perfino nella Corea del Nord di Kim Jong-un a cui il torinese Marco Rizzo guarda con ammirazione.
1) È fatto assoluto divieto a ogni iscritto al Partito (tanto più se dirigente) di fare considerazioni e analisi politiche generali autonome.
2) È inoltre vietato ‘taggare’ altri membri del Partito sempre su questioni politiche, storiche, filosofiche e culturali.
3) È invece auspicabile che i membri del Partito e del CC promuovano, condividano e tagghino i post degli organi nazionali.
4) È fatto assoluto divieto ad usare bandiere o simboli del Partito nell’immagine del proprio account personale. Le bandiere ed i simboli del Partito sono esclusivamente rappresentate negli account di Partito ad ogni livello (da quello centrale sino a quello di cellula).
5) Qualunque violazione verrà da ora in poi deferita alla CCCG.
Mentre, anche se non è scritto, pare sia consentito ai Comunisti grattarsi la testa e fare la pipì nella tazza del water. Vi pare poco? Non è immensamente ilare e fortemente comico tutto ciò? Per alcuni l’unico futuro possibile è sognare il trapassato remoto della Storia. Liberi di farlo, liberi di scrivere decaloghi, liberi di parlarsi tra di loro, liberi di sognare il sol dell’avvenire. L’aborrita democrazia è anche consentire liberamente queste cose. Un tempo si diceva: il mondo è bello perché è vario. Poi è arrivato Totò a rendere tutto più chiaro: il mondo è bello perché è avariato! Grande Totò.