Proviamo ad immaginare la scenetta che è degna del Totò che vende la fontana di Trevi agli americani. Eccola: uno e l’altro volevano governare la Liguria. E uno o l’altro, anzi l’altra, probabilmente la governerà. Essendo dello stesso partito – del gruppo fratelli-coltelli del Pd - da bravi “compagni” prima di decidere chi doveva essere il candidato governatore hanno fatto la conta: ambarabaciccicoccò tocca a me o tocca a te? Tutto rigorosamente leale. Perché le primarie – come dicono in coro le giovani e scaltre marmotte del Pd – sono una bella invenzione nonché sinonimo di alta democrazia. Gli esempi ovviamente non mancano. In fondo i duellanti sono politici, gente per bene. Poi, certo, succede che ogni tanto volano gli stracci con accuse di brogli e truffa, ma passi. Che si invochi la Magistratura, ma passi. Che fare? Come uscirne? Come non disperdere un capitale umano come quello contenuto nelle illuminati menti di Raffaella Paita e Sergio Cofferati, la vincitrice e lo sconfitto delle primarie della Liguria? Di fronte a tanta probità è difficile scegliere. Con un curriculum così entrambi sono degni di fare il governatore. Se non proprio in una regione di mare, in una repubblica delle banane certamente sì. A ben vedere il Totò che vende la fontana di Trevi all’americano tontolone in confronto ai liguri del Pd è un dilettante allo sbaraglio.
