La notizia è di quelle che se ti fermassi al titolo verrebbe voglia di salire sul primo treno per andare a prendere a calci nel sedere il protagonista. Poi, magari, il titolo è un po’ troppo sintetico, ma la rabbia resta. Quindi ecco il titolo apparso sul Fatto Quotidiano: “Imola, neoassessore Pd: “1600 euro? Stipendio da colf ma accetto per la città”. Una frase così meriterebbe o no, una valanga di pedate?
Il protagonista della sparata è Antonio De Marco, una gran bella pensione come ex dirigente di un’azienda privata, entrato in giunta da pochi giorni dopo il solito rimpasto. Ovviamente la sparata è finita sui giornali ed ha fatto il giro del web scatenando commenti piuttosto salaci. Il neoassessore al bilancio ha provato a spiegare: “La mia è stata solo una battuta che non voleva essere lesiva nei confronti di nessuno, tanto meno delle colf. L’intento era solo quello di spiegare che le ragioni che mi hanno spinto ad accettare un incarico di grande rilievo come quello di assessore non sono ragioni di carattere economico ma che ho accettato per spirito di servizio a favore della collettività”. Ma intanto, magari senza volerlo, De Marco ha fatto una gran brutta figura anche per quel paragone – sì, questo un po’ becero - con le colf che i 1600 euro al mese li sognano e li sottoscriverebbero vita natural durante. Personalmente non ho mai pensato che chi ha incarichi politici – a tutti livelli – debba farlo solo per passione. Il lavoro, come le responsabilità, a certi livelli non manca. Ed è giusto che ci sia una retribuzione. Quello che manca troppo spesso è il senso della misura e quel po’ di educazione che soprattutto chi ha un incarico pubblico, anche di prestigio come può essere quello di un assessore di una città come Imola, 68mila abitanti e polo importante per l’economia della regione, dovrebbe sempre avere. A queste cose però volendo ci sarebbe rimedio. Non chiediamo al neo assessore di andare a fare la colf. Si dimetta, si riposi, lasci perdere il bene della città. Il mondo come è noto ha fatto a meno di Leonardo da Vinci, ne consegue che Imola può fare a meno di chiunque senza risentirne. A meno che, viste le credenziali e tenuto conto che siamo in Italia, Antonio De Marco dal bilancio non passi alla Cultura.