Ieri era il giorno dell'Expo. Nonostante le devastazioni della città che lo ospita. Non è questo lo spazio per entrare nel merito della guerriglia urbana, delle distruzioni e degli incendi. Ci limitiamo ad osservare che se «oggi inizia il domani» (secondo il premier) il domani si ammanta della stessa delicatezza istituzionale di cui si rivestì il ieri e l'altro ieri.
Non crediamo che tra la decine di persone citate nei vari ringraziamenti dal primo ministro sia sfuggito per amnesia il nome di Romano Prodi. Eppure, al di là del giudizio che si può avere del Professore sia come uomo di Stato sia come politico, la dimenticanza è di quelle che pesano. Pesano e classificano chi «dimentica». E Matteo Renzi, la cui definizione forse più azzeccata pare essere quella data dall'ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli solo l'altro ieri nel suo editoriale d'addio («Il giovane caudillo Renzi è un maleducato di talento») non è tipo che dimentica per amnesia. No, dimentica per vendetta o per ferire una persona che ha osato criticare, seppur all'acqua di rose, l'operato del suo Governo. Chi ha questa cultura potrà vincere tutte le elezioni di questo mondo, governare per vent'anni, ma non sarà mai uno statista. Soprattutto perché sono piccinerie da bisticcio alle elementari. Eppure il discorso del primo ministro a Milano a tratti è stato anche piacevole. Certo forse un po' ruffiano e recitato, ma questo attiene al personaggio e al ruolo delle parti. Si poteva anche chiudere un occhio se la «dimenticanza» di Renzi fosse avvenuta durante un comizio da campagne elettorale. Ma a Milano il premier rappresentava l'Italia e tra gli italiani c'è anche chi nel 2006 da presidente del Consiglio ha condotto una bella battaglia con Corea del sud e Turchia per portare l'Expo nel capoluogo lombardo. A volte a voler stravincere si finisce con il perdere il senso della misura. Le prove muscolari vanno bene ogni tanto, tutti i giorni no. Speriamo che Renzi impari a deliziarci di queste perle perlomeno a giorni alterni. Anche il Padre eterno in fondo il settimo giorno si riposò. Renzi il settimo giorno riposi almeno l'ugola, studiando un po' sul libro del bon ton.