Se non fosse che la cosa puzza lontano un miglio di demagogia mascherata sotto la difesa dei nostri valori, non sarebbe male che nelle vicinanze del Natale anche i politici si stringessero attorno alle nostre tradizioni senza pensare all’orticello di casa. Però il vedere Mariastella Gelmini che canta “Tu scendi dalle stelle” davanti alla scuola di Rozzano (Milano) o l’onnipresente Matteo Salvini che regala Cd con i canti di Natale qualche sospetto ti viene. Sono diventati tutti dei crociati della tradizione cristiana, o ogni pretesto è buono per fare un po’ di cagnara con l’intento di scaldare la pancia dei possibili elettori?
Naturalmente un malpensante come l’autore di questa Nota non può che propendere per la seconda ipotesi. La vicenda del preside della scuola di Rozzano, Marco Parma, è diventata un caso nazionale perché pare, ma l’interessato nega fermamente, che il dirigente scolastico volesse "cancellare i canti e la festa di Natale” per non turbare o disturbare la sensibilità degli allievi non cristiani. La verità sta forse nel mezzo, ma non appena si è diffusa la notizia si sono trasformati tutti in Crociati a partire dal sottosegretario alla Scuola Davide Faraone per finire con il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il preside è stato messo alla gogna finendo in un tritacarne spropositato rispetto alle reali intenzioni manifestate. A questo caso si è aggiunto ieri quello della dirigente scolastica Patrizia Mercuri, della scuola primaria San Donato di Sassari che, suffragata nella scelta assunta dal Consiglio dei docenti, ha detto no alla visita pastorale del vescovo monsignor Paolo Atzei. Il motivo? Nella scuola su 250 alunni ben 122 non sono cattolici. La questione, probabilmente, si riproporrà anche in altre scuole qua e là per l’Italia, ma se i presidi sono lasciti soli a decidere finiscono loro nel tritacarne e vengono dati in pasto alla gente il cui ragionamento è: siamo in Italia, chi arriva da fuori si deve adeguare. La questione delle scuole fortemente multietniche è ben più complessa e non può essere risolta con una frase banale e fin troppo semplicistica. Ma sappiamo anche, e di questo siamo fortemente convinti, che nascondere i nostri valori o il censurare le nostre tradizioni non aiuta l’integrazione. Se non si può imporre ad altri il nostro credo, il nasconderlo non serve certo alla convivenza tra culture. E se si confonde o non si vuol capire la differenza che passa tra religione e identità è un problema grave, frutto della pochezza d'intelletto. Ciò detto non si può mettere alla gogna chi - magari in buona fede - annuncia iniziative forse sbagliate. Così come non ha senso trasformare tuto in cagnara politica. Qualcuno, e per qualcuno penso ai politici, dovrà gioco forza valutare attentamente queste questioni che si ripropongono non solo a Natale. Ma per farlo non serve a nulla canticchiare davanti alla scuola né regale Cd con i canti natalizi. Quello al massimo può portare una manciata di voti. Se questi improvvisati cristiani prima di partire per le Crociate come una moderna armata Brancaleone provassero a ragionare seriamente e a offrire una mano ai presidi, sarebbe meglio per tutti. Per fare questo però servirebbe prima di tutto avere un po’ di responsabilità, ma pretende che taluni oltreché di buon umore siano anche armati di responsabilità è come pretendere che un rabdomante trovi l’acqua al centro del deserto del Sahara. Può succedere, ma è raro raro! Il dibattito è comunque aperto.