C'è chi canta nel coro e chi perde metaforicamente la testa
Non mi iscrivo al circolo dei “Io lo avevo detto” e neppure a quello dei “Io lo sapevo” in riferimento al terremotino che sta scuotendo il Movimento 5Stelle. L’Italia è piena di gente che ha capito tutto a posteriori, così come è piena di gente che passa la vita a riposizionarsi continuamente pur di farsi trovare pronta quando passa il carro con a bordo il vincitore. Personalmente – da non elettore di 5Stelle – provo un po’ di tristezza nel vedere cosa sta succedendo alla truppa inventata da Beppe Grillo e mandata a Roma con l’imperativo categorico di “mandare tutti a casa”.
La truppa arrivata a Roma era oggettivamente fragile. Non c’era a cementarne l’arrivo né una lunga militanza, né una gavetta né l’appartenenza ad un partito. Erano e sono tutti figli di Grillo. Molti, e lo sottolineo senza dileggio, hanno scovato il biglietto vincente della lotteria Italia attraverso pochissimi voti della rete e dal nulla si sono trovati “onorevoli” anche se ne rifiutano (per finta) il titolo, ne godono per buona parte i privilegi. Sono da condannare? Quanti di noi al loro posto sarebbero capaci di essere più cittadini e meno onorevoli? E quanti di noi lascerebbero Camera e Senato perché in disaccordo con il capo? Suvvia, un minimo di onestà intellettuale!
Provo tristezza nel vedere cacciati dal movimento o dal partito quelle persone che invece hanno il grande merito di insinuare tarli nelle menti e di provare a usare la propria testa invece di portarla all’ammasso. Chi lo fa corre il rischio che la propria testa finisca sotto la mannaia. Senza salire sul pulpito credo che democrazia sia innanzitutto rispetto dell’altrui pensiero.
Sostengo questa tesi, che come tale non contiene arra di verità e non per forza condivisa, perché ho sempre avuto un concetto molto diverso della democrazia. Mai, mai e poi mai ho pensato che la democrazia, il cui significato (Wikipedia dixit) è governo del popolo, ovvero sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini, fosse accettare a priori ogni cosa decisa da un capo. È successo prima dell’arrivo dell’allegra brigata dei 5Stelle a Roma ed è successo a partiti che hanno fatto dell’apologia del pensiero del capo il loro credo, contribuendo così ad un impoverimento culturale della politica i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Da spettatore lontano delle cose di Roma mi è parso di cogliere che i troppi osannatori a cottimo, già prima dell’arrivo di Grillo e ancor di più adesso, cantano nel coro non tanto per sincera convinzione, ma per umana convenienza. Non ho elementi per giudicare ciò che sta succedendo nel Movimento inventato da Grillo con tenacia e caparbietà in un paio di anni attraverso una semina che ha trovato terreno fertile nella situazione italiana, mi stupisco e molto dei toni che sento e dei modi di ciò che vedo e delle cose che leggo.
Le rivoluzioni democratiche si fanno con le idee, le proposte, il confronto anche serrato ma pur sempre confronto. Non con la gogna reale o mediatica. Lasciare che sia una base a decidere, magari attraverso un voto che è frutto del ragionamento di “pancia” e non di intelletto non è la via maestra per cambiare in meglio questo Paese. È noto che la gente reagisce d’impeto a ciò che vede. Ma nel terzo millennio i toni e i modi della Rivoluzione Francese sono decisamente fuori tempo massimo. A meno che chi sogna la rivoluzione approfittando della genuina voglia di cambiamento dei tantissimi che hanno appoggiato la scalata ai Palazzi della truppa Grillo, non miri allo sfascio totale.
L’Italia, con tutti i limiti che ha, con una classe politica che a volte ci ha fatto vergognare è pur sempre una delle prime potenze mondiali. Non siamo un piccolo principato né una repubblichetta delle banane. Abbiamo avuto per tanti lustri una classe politica – scelta da noi e non dai marziani, ricordiamolo!! – che ha fatto e messo in atto cose indigeste anche attraverso l’acquisizione del consenso con regalie da fare impallidire l’armatore Achille Lauro che era solito regalare la scarpa destra prima del voto e la sinistra a voto concluso. Però il distruggere tutto – idea naturalmente personale – non è la via per migliorare questo Paese.
Dimenticavo di dire che non ho mai creduto agli uomini della Provvidenza. E quando ho avuto qualche dubbio, ho provato a documentarmi sulla Storia recente del nostro Paese compresa quella che ci racconta che quando Mussolini andò al potere, in una situazione di forte disagio, malcontento e odio verso la casta (c’era già allora!) buona parte della classe politica liberale era convinta che sarebbe durato poco. Molti, anzi moltissimi, anche tra il popolo, erano assolutamente convinti che all’Italia servisse una forte scossa e hanno lasciato fare. Tutti sappiamo come è andata a finire. Perché a tutti i costi vogliamo buttare via il bambino con l’acqua sporca?