Basta con il venghino signori, venghino. Ora i fatti

05.09.2014 06:26

Da osservatore attento quanto disincantato della politica italiana devo dire che alzo bandiera bianca. Mi arrendo. Non ci capisco più una mazza. Mi si perdonerà il «francesismo» ma il termine rende bene l'idea. Ogni giorno un annuncio, e ogni giorno sempre più roboante. Ogni giorno una comparsata tra slaide e battute da bagaglino con trovate mediatiche degne di Mario il bagnino, la macchietta portata in scena da Giorgio Panariello.
Ogni giorno c'è un flamenco di miliardi che si spostano da un posto all'altro come tanti ballerini spagnoli. Le priorità cambiano di giorno in giorno e le cose che ieri erano fondamentali e andavano risolte SUBITO, oggi stanno comodamente stravaccate sui binari morti delle cose in attesa. L'elenco è lunghissimo, almeno quanto gli annunci disattesi.
Nessuna persona di buon senso può oggettivamente sperare che Matteo Renzi possa compere miracoli più grandi di quelli raccontati nei Vangeli. Ma nessuna persona di buon senso può accettare che la promessa rivoluzione renziana sia un incrocio tra Vanna Marchi e Silvio Berlusconi.
Invece, e spiace un mare dirlo perché non si può godere nel vedere l'Italia così mal ridotta, ciò che si sta vedendo in questi giorni assomiglia sempre di più ad una televendita di sogni fasulli. Per certi aspetti è un film déjà vu. Ricordate la comparsata di Silvio Berlusconi da quel grande chef d'aria fritta che è Bruno Vespa e la famosa firma sul contratto con gli italiani? Ricorda qualcosa? Purtroppo si. Ebbene se oggi si andasse a rileggere il contratto firmato in Tv l'otto maggio 2011 (vedi contratto) nel corso della trasmissione Porta a Porta a cinque giorni dalle elezioni politiche ci si accorgerebbe che la televendita portò molti voti al firmatario, ma il promesso restò non mantenuto, tranne alcune quisquilie. Il rischio, oggi, è appunto quello: che l'annuncite di Renzi porti consenso al suo protagonista e resti illusione per chi aspetta riforme e cambiamenti per sperare finalmente di vivere in una Nazione normale.
Ora il premier giovane marmotta pare abbia un po' invertito la rotta. Non più l'illusorio tutto e subito, ma qualcosa di più dilatato nel tempo. Quel tempo calcolato nei famosi 1000 giorni in cui l'Italia dovrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere rivoltata come un calzino. Ce la farà? L'augurio e la speranza ci imporrebbero di dire: si, ce la farà. Esperienza e disincanto, invece, consigliano di non farsi troppe illusioni.  
Nonostante tutto spero ardentemente che, se non tutto, almeno le cose più importanti trovino attuazione. Affinché ciò accada c'è però una conditio sine qua non: che Matteo Renzi la smetta di atteggiarsi a superman, la smetta con le smargiassate e si metta a fare il primo ministro di una Nazione che è pur sempre tra le potenze mondiali del G8. La smetta con le battute e la smetta di circondarsi di yes man e yes woman plaudenti e adoranti. La smetta di voler fare il padre della Patria ricorrendo all'aiuto di padrini e patrigni impresentabili. Faccia, per dio, il primo ministro. L'Italia o volta pagina magari passodopopasso (secondo l'hastag renziana) o sprofonda. Proviamo ad essere un Paese serio a partire da chi ha il compito gravoso di essere al timone di una barca in preda ai marosi di una crisi ben al di là dall'essere archiviata.