Se fare l’elenco dei mali che affliggono Roma, che è bene ricordare non è solo la capitale dell’Italia ma anche una tra le città più amate al mondo è impresa quasi impossibile, è semplice constatare come è stata affrontata la situazione per arginare mali, commedie da cinepanettone e la voglia di mandare a casa il sindaco Ignazio Marino.
È inutile sparare addosso alla Croce Rossa, quindi lasciamo stare il chirurgo pidiessino in fascia tricolore. Ma, nel pieno rispetto delle solite commedie all’italiana, che dire del modo che si è inventato la politica per mettere sotto protezione Marino? In sintesi si può dire che è stata la solita farsa visto che nessuno, nemmeno il simil muscoloso Matteo Renzi, ha avuto il coraggio di sfiduciare Marino e portare la capitale al voto. Anzi: il primo ministro che ha preso a prestito da Silvio Berlusconi il motto “ghe pensi mi” non si è fatto vedere, ma ha lasciato la patata bollente in mano ai fedeli pretoriani. Così, nella speranza di salvare capre e cavoli, e di presentare Roma al mondo come una città normale durante il Giubileo hanno messo tre badanti al povero primo cittadino. Quindi, appena tornerà dalle ferie negli splendidi azzurri del mare dei Carabi, il sindaco si troverà “scortato” dalle badanti, e che badanti! e che poteri! che rispondono al nome del prefetto Franco Gabrielli, di Raffaele Cantone che è il presidente dell'autorità Anticorruzione e della super renziana Silvia Scozzese che dovrà occuparsi della gestione commissariale del debito che è un po’ come cercare l’acqua nel deserto per aprire un chiosco. E di fronte alle badanti che ha fatto Ignazio Marino, che è doveroso ricordare è una persona per bene e onesta ma non è un cuore pavido? Ha sbattuto la porta? È ritornato a fare il medico mandando a quel paese la politica? Macchè, ha ringraziato, nonostante la legnata sulla schiena: “Sono soddisfatto per le decisioni che arrivano dal Governo: si è tolta dal tavolo l’ipotesi dello scioglimento del Campidoglio e le parole di Alfano spazzano via i rumors sul commissariamento”. Tutto è bene quel che finisce bene? Come finirà non o sappiamo, ma la storia di Roma è altamente rappresentative della serietà della politica italiana che è sempre usa ad affrontare i problemi in modo così machiavellico e così cerchiobottista da mandare tutto in farsa. Adesso manca solo più il brindisi, è poi il film per Natale è pronto. Forse anche a Roma, alla fine, succedere un miracolo come per l’expo di Milano. Ma resta l’amarezza nel constatare come la “nuova” classe politica si porti appresso e ingigantisca tutti i difetti di quella vecchia. E per finire come ciliegina sulla torta di fronte al gioco delle tre carte andato in scena a Roma arriva la benedizione del Vaticano per bocca di monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio della Nuova evangelizzazione che dice: “Siamo soddisfatti per l’approvazione del nuovo pacchetto di misure. Si tratta di misure impegnative, ma siamo sicuri che Roma ce la farà”. Resta il nodo delle risorse, che naturalmente si troveranno perché secondo prassi a pagare per il Giubileo sono gli italiani. Almeno sparissero le buche dalle strade del centro e con esse sparisse pure “a monnezza”. Ma qui siamo già nel campo dei miracoli.