Autobus

Se qualcuno si era illuso che di fronte alla tragedia dell’Airbus caduto sulle Alpi francesi ci fosse solo silenzio e dolore deve ricredersi. Poteva mancare almeno una sparata da parte di un esponente politico italiano? Certo che no! E se qualcuno temeva la lacuna, la stessa è stata colmata dall’onorevole Daniela Santanchè. La pitonessa in un solo colpo è riuscita ad infilare due gaffes – una tragica e fuori luogo l’altra decisamente comica – attraverso il solito tweet. L’ineffabile cuneese attraverso il social network ha domandato ai suoi followers: “Che origini hanno i piloti dell'autobus caduto?”. Occhio: non si tratta di un refuso. Per la deputata di Forza Italia sui monti della Provenza è caduto proprio un autobus e non un airbus. Ma se questa stupidata può essere archiviata con una pernacchia, a preoccupare non è tanto il volo dell’autobus quanto la domanda sulle origini dei piloti. L’intento è fin troppo chiaro:  insinuare da subito il dubbio che potesse esserci la longa manus del fondamentalista islamico. A parte il fatto che a tragedia appena avvenuta i vertici della compagnia hanno diramato sia la nazionalità sia il curriculum di volo di entrambi i piloti, era proprio necessario provare ad inzuppare il biscotto della polemica politica anche di fronte ad una tragedia del genere? Daniela Santanché è sempre stata piuttosto verace (eufemismo) sia nei confronti dell’Islam sia verso cittadini di etnia diversa dalla sua, tantoché grazie alle sue battute e sparate elargite soprattutto dai comodi salotti della Tv, la deputata gira sotto scorta, che gli italiani naturalmente le pagano. Pazienza. Sappiamo che a volte deraglia. Pazienza. Però non abbattiamoci e non perdiamo la speranza nemmeno di fronte a queste frasi. Forse sarà impossibile far comprendere alla deputata che esiste una grande differenza tra religione e fondamentalismo, tra terroristi e interi popoli. Però se ci mettiamo d’impegno riusciamo almeno a far comprendere che esiste una certa differenza tra un autobus e un aereo se non altro per la difficoltà intrinseca che c’è a far volare un mezzo dell’Atac.