Ma pensa te, quando si dice il destino! Se la Finanza non gli faceva scattare le manette ai polsi (metaforiche) sarebbe dovuto andare come relatore al convegno dedicato alla “Giornata della Trasparenza” per parlare del rapporto tra la trasparenza e la pubblica amministrazione. Invece al posto dei clap calp degli applausi Mario Mantovani, ex senatore, ex sottosegretario alle Infrastrutture e attuale vicepresidente della Lombardia ha sentito il clik dei braccialetti con chiavistello. Insomma: tutt’altra musica. Da garantisti aspettiamo di conoscere un po’ di più cosa emergerà dall’inchiesta ma al momento i soli capi d’accusa sono di quelli che fanno girare abbondantemente gli zebedei, per dirla alla commissario Montalbano: corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio.
A quanto è dato di sapere pare che l'esponente politico non abbia intascato direttamente mazzette come fece il mariuolo Mario Chiesa il 17 febbraio 1992 dal quale prese avvio la famosa inchiesta Tangentoli, ma si sarebbe limitato, come scrive il Giornale di Milano a “avere utilizzato il suo ruolo istituzionale per proteggere i funzionari a lui fedeli, truccare una serie di gare d'appalto e per favorire professionisti da cui faceva poi ristrutturare le case private di suo figlio e sua sorella. Tra le gare alterate da Mantovani ci sarebbe anche quella per il trasporto dei dializzati in Lombardia”. Capito? Aumma aumma, anche sui dializzati! Ora aspettiamo pure che la magistratura faccia il suo corso ma un paio di cose – a margine – le diciamo. La prima è che di fronte a queste cose il garantismo o l’appartenenza politica dovrebbero essere dei valori e non egli scudi per (eventuali) disonesti. Quindi scrivere come ha fatto il già citato Giornale, quello diretto da Alessandro Sallusti, compagno di vita di Daniela Garnero, di Cuneo, meglio nota con il cognome di Santanché che “riprende l’assalto giudiziario” suona come un inno alla disonestà. In seconda battuta il caso Mantovani, l’uomo forte di Forza Italia in Lombardia e super stimato da Silvio Berlusconi, ci ricorda che con la riforma del Senato non sarebbe finito in manette. Lo scrive chiaro, chiaro sul suo profilo facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio deputato del Movimento 5 Stelle: “Se la riforma di Renzi fosse già in vigore, questo signore, sicuramente membro del futuro Senato, si sarebbe salvato dalla galera”. Quindi l’arresto di Mantovani cade a fagiolo. Per far rinsavire i senatori e respingere la norma salva casta? Macché, per far approvare in fretta e furia la riforma della Costituzione che porta il nome di Maria Elena Boschi, ovvero la fatina buona che porta in dono ai senatori quel bellissimo cadeau che si chiama immunità. Girono o no gli zebedei? Anche di più se ci ricordiamo il manifesto elettorale di Mantovani sul quale c’era scritto: “Una politica sana, per una terra sana!”