Addio
25.06.2015 06:59
Dopo Sergio Cofferati e Pippo Civati, tanto per restare ai nomi più famosi, anche Stefano Fassina ha deciso di saltare il fosse e dire addio al Pd. Ognuno è libero di pensarla come meglio crede, anche di canzonare sui social network questa scelta, ma quando qualcuno lascia un porto sicuro per un navigazione in mare aperto merita rispetto. Troppi, in troppi partiti o pseudo movimenti accettano tutto e il suo contrario pur di non perdere la “cadrega” e con essa stipendio, prebende e potere.
Non è detto che chi lascia abbia tutta la ragione dalla sua, ma restare in un partito che non senti più minimamente il tuo non ha senso se non per i motivi di interesse personale. E non ha nemmeno senso, in un partito come il Pd, provare a modificare lo stato delle cose dal di dentro. Ormai tutto è in mano al premier-segretario e lo spazio per veicolare idee e provare ad incidere sulla linea politica e sulle scelte del governo è pari a zero. Naturalmente non è che le minoranza debbano “comandare” loro, ma la logica che chi vince si piglia tutto e agli altri è lasciato il ruolo di complementi d'arredo è dura da accettare. Ormai, piaccia o meno, la politica è sempre più una questione di leader. E i partiti sono come delle monarchie assolute con un solo regnate e tanti giullari corte. È pur vero che ogni ventennio cambia il re, ma chi arriva dopo si mette la corona e prosegue sulla via della monarchia. Sarà anche per questo motivo che la metà degli elettori sceglie di stare a casa il giorno delle votazioni? Tornando a bomba, c'è da chiedersi cosa faranno e dove andranno i dirigenti che hanno lasciato il Pd e con loro quelli che li seguiranno come la deputata Monica Gregori. La finalità di chi se ne è andato – come spiega Fascina - è ovviamente quella di "provare a costruire altri percorsi non per fare una testimonianza minoritaria ma per fare una sinistra di governo ma su una agenda alternativa”. L'ambizione è tanta, ma la strada sarà nettamente in salita. Però è giusto che ci provino e rinuncino a stare in quella “ditta” (Bersani dixit, mannaggia a Bersani!) in cui al massimo possono fare gli uscieri. Matteo Renzi di fronte a questo addio tornerà a chiedersi come fatto in passato “Fassina chi?”. Se lo farà ci scapperà ovviamente la risata compiaciuta dei cortigiani a cottimo. Lasciare il porto per il mare aperto richiede coraggio e un po' di incoscienza, ma come scriveva il Manzoni, “il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare” e non tutti ne hanno. Meglio quindi una risata. Attenti, però, perché come sosteneva l'anarchico e filosofo russo Michail Bakunin alla fine “una risata vi seppellirà”.